Lo scrigno dei semi perduti, con varietà a rischio di estinzione da seminare nel proprio orto per contribuire alla salvaguardia della biodiversità, è stato presentato a Expo 2015 in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità. Coldiretti ha offerto ai visitatori di Expo 2015 la possibilità di conoscere i cibi Made in Italy sopravvissuti all’omologazione - dall’ortofrutta al vino, dall’olio ai formaggi - nel Padiglione Coldiretti No Farmers no Party, all’inizio del Cardo, ingresso sud, dove è stato distribuito gratuitamente un vero e proprio kit.
Il cofanetto contiene una vaschetta di terra e 10 tipologie di semi della biodiversità italiana:
Si tratta di uno strumento innovativo per imparare, con il supporto delle nuove tecnologie, a coltivare il proprio orto e contribuire alla salvaguardia della biodiversità italiana, da lasciare alle generazioni future. Attraverso il codice QR presente all’interno di ogni cofanetto si potrà accedere al sito internet dedicato e iniziare la propria esperienza di contadino 2.0.
Attraverso una semplice registrazione, gli utenti riceveranno via email, su pc, tablet o smartphone, tutte le informazioni necessarie a compiere le giuste azioni quotidiane per far crescere e germogliare il proprio orto italiano. L’iniziativa è frutto della collaborazione tra Coldiretti e Grow the Planet, una start up innovativa italiana incubata da H-Farm e con il contributo di Consorzi Agrari d’Italia.
In Italia sono scomparse dalla tavola 3 varietà di frutta su 4.
Grazie al lavoro degli agricoltori, molte specie vegetali sono state salvate dall’estinzione e tornano adesso sulle tavole degli italiani, dal mais rosso al pomodorino zebrato, fino alle patate blu. Nel secolo scorso in Italia si contavano 8.000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000 e, di queste, ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa, anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. Tra le curiose varietà in mostra a Expo 2015 e recuperate dagli agricoltori custodi, molte hanno proprietà salutistiche e nutrizionali uniche, anche legate al loro differente e insolito colore. Le patate blu del Trentino, grazie alla loro polpa blu mare, sono ricchissime di antociani, che migliorano la vista e prevengono il deposito di colesterolo nei vasi sanguigni, di grande effetto se trasformate in un divertente purè blu. Le patate dalla buccia rossa dell’Umbria hanno un alto contenuto di sostanze antitumorali e antiossidanti, tra cui gli acidi fenolici e gli antociani, responsabili inoltre della pigmentazione rossa. Ne esiste anche un’antica varietà viola, scoperta nel Parco Nazionale del Gran Sasso, detta turchesa per la caratteristica colorazione della buccia, che oltre ad avere tanti antiossidanti, presenta un elevato contenuto di sostanza secca, consistenza e granulosità media, che la rende adatta a diversi usi e cotture. Si sta diffondendo la carota dal colore viola, ricca di polifenoli, flavonoidi e in particolare antocianine, sostanze antiossidanti presenti anche nel vino, che fanno bene alla circolazione. La carota viola ha un contenuto di antociani 28 volte maggiori di quelli contenuti nelle carote arancioni, importantissimi per contrastare l’azione dei radicali liberi e quindi l’invecchiamento.
C’è anche il pomodorino zebrato, che non è solo bello da vedere, ma anche buono per il palato e per la salute. Leggero, rimineralizzante, dissetante – la sua polpa è molto più scura rispetto a quella di un pomodoro normale, perché contiene più licopene, dal fortissimo potere antiossidante, e possiede un alto contenuto di tutte le vitamine idrosolubili. È tornato sul mercato anche il pomodoro giallo, della stessa tonalità di quello originale scoperto nelle Americhe e apparso in Europa alla fine del ’500. Il colore giallo denota un alto contenuto di beta-carotene, precursore della vitamina A che previene problemi alla vista, agli occhi e alla pelle e che, essendo un antiossidante naturale, rafforza il sistema immunitario da raffreddori, tosse e infezioni, proteggendo inoltre le cellule dai processi di invecchiamento e dall’azione nociva di tossine e da neoformazioni (specialmente a prostata, laringe, esofago e stomaco).
Multicolore è anche il mais, che si può oggi trovare bianco-perla per la cariosside vitrea, che presenta caratteristiche qualitative superiori per l’ottenimento di farina bianca da polenta, ma a differenza di quanto si possa immaginare, ingannato dal nome, la polenta ottenuta si presenta più scura. C'è anche il mais di colore rosso, che è una fonte di acido folico e vitamina B1 e presenta una buona quantità di ferro e di altri minerali, utili in caso di anemia. È particolarmente digeribile, ricco di fibra alimentare che rallenta l’assorbimento degli zuccheri, contribuendo così a mantenere bassi i livelli di glicemia nel sangue. Coltivato in Trentino, dai chicchi macinati si ricava una farina di colore giallo dorato, che viene utilizzata per la produzione della tipica polenta di Storo.
A garantire la sopravvivenza di molti animali è invece la salvaguardia di antiche tradizioni casearie, come il formaggio marcetto teramano o la ricotta Asquanta ottenute da latte di pecora, mentre il puzzone di Moena è prodotto soprattutto dalla vacche della Val di Fassa. A rischio infatti c’è anche la straordinaria biodiversità degli allevamenti italiani, dove sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate, tra le quali:
Dell’asino romagnolo, noto per il suo temperamento vivace, sono rimasti solo 570 esemplari impegnati nella produzione di latte uso pediatrico e per l’onoterapia. Della capra Girgentana, dalle lunghe corna a forma di cavaturacciolo, si contano circa 400 capi per la produzione di latte destinato allaTuma ammucchiata (formaggio nascosto), stagionata in fessure di muro in gesso e/o pietra, che in passato venivano murate per nasconderle ai briganti. Ma ci sono anche la gallina di Polverara, ritratta con il caratteristico ciuffo fin dal 1400 in quadri e opere, conservati anche nei Musei Vaticani, la Mora romagnola, una curiosa razza di maiale dal mantello nerastro, con tinte dell’addome più chiare, i bovini di razza Garfagnina con mantello brinato e pelle di colore ardesia, che annovera una popolazione di appena 145 capi, o quelli di razza Pontremolese, di cui sono rimasti appena 46 esemplari.
L'allarme non riguarda solo la salvaguardia della biodiversità, ma anche il presidio del territorio, dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento e di pastorizia, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali.
L’Italia festeggia oggi la Giornata Mondiale della Biodiversità con i suoi 1200 vitigni autoctoni (contro i 222 che dei cugini francesi) e le 533 varietà di olive (contro le 70 spagnole), un patrimonio preservato e valorizzato dal lavoro quotidiano degli agricoltori italiani. Un’azione di recupero importante si deve ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica, attivi in tutte le Regioni italiane, che hanno offerto opportunità economiche ai coltivatori e agli allevatori di varietà e razze a rischio di estinzione, che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione. Si stima che almeno 200 varietà vegetali definite minori - tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da almeno 100 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta - trovino sbocco nell’attuale rete di mercati e delle Botteghe degli agricoltori di Campagna Amica.