In occasione dell'arrivo di Michelle Obama in Italia, insieme alle figlie Malia e Sasha e alla madre Marian Robinson, e della visita a Expo 2015 per parlare di lotta all’obesità e cibo sano, Coldiretti ha diffuso i dati relativi al commercio estero di vino, olio, ortofrutta, conserve di pomodoro e pasta nel periodo dal 2007 al 2014, che coincidono peraltro con gli anni della crisi internazionale. In controtendenza alla difficoltà economiche riscontrate in molti settori, le esportazioni negli Stati Uniti dei prodotti Made in Italy alla base della dieta mediterranea sono aumentate del 31% negli anni dell’Amministrazione Obama, anche sotto la spinta della First Lady verso una alimentazione più attenta alla salute.
L’azione di sensibilizzazione di Michelle Obama ha certamente contribuito alla diffusione oltre oceano della dieta mediterranea in alternativa al fast food, spingendo peraltro il successo dei prodotti e della ristorazione Made in Italy. Le esportazioni italiane di vino, olio, ortofrutta, conserve di pomodoro e pasta hanno raggiunto il valore record di 1,96 miliardi di euro, dei quali:
L’azione positiva di Michelle Obama a supporto della buona alimentazione è iniziata nella primavera 2009, appena successiva all’insediamento alla Casa Bianca, con la realizzazione di un rivoluzionario orto dove educare i bambini in visita alla conoscenza delle regole della natura, della stagionalità e alle proprietà dell’ortofrutta. Una decisione che ha avuto un valore simbolico molto importante e volta a educare i ragazzi al consumo di cibi sani, come la frutta e verdura. A luglio dello stesso anno, Michelle mostra il suo amore per la dieta mediterranea e le specialità Made in Italy durante la visita a Roma, scegliendo nel ristorante I maccheroni un menu a base di assaggi di pasta alla carbonara, lasagna e amatriciana, accompagnati di vino rosso e prosecco. La First Lady si è fatta notare in questa circostanza per la richiesta della doggy bag con gli avanzi della cena, come segnale contro lo scandalo degli sprechi alimentari che nei paesi più sviluppati, che riguarda ben il 30%del cibo acquistato.
Le esportazioni di prodotti alimentari italiani negli Stati Uniti peraltro potrebbero moltiplicare con una migliore regolamentazione delle imitazioni locali del Made in Italy (il cosiddetto fenomeno dell'Italian souding), che sul territorio statunitense superano quelli originali provenienti dall’Italia - dai pomodori San Marzano prodotti in California ai wine kit Made in Usa, che promettono di ottenere a casa in pochi giorni Chianti, Amarone e Valpolicella, fino all'olio di oliva Pompeian del Maryland, che non ha nulla a che fare con la città degli scavi.
"In questo contesto è particolarmente significativo il piano per l’export annunciato dal Governo italiano, che prevede per la prima volta azioni di contrasto all'Italian sounding a livello internazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, aggiungendo inoltre che “occorre anche cogliere l’occasione della trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) per tutelare le produzioni agroalimentari italiane dalla contraffazione alimentare molto diffusa negli Usa. A questa realtà se ne aggiunge però una ancora più insidiosa: quella dell’Italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta”.