Un compleanno importante, quello della pizza margherita, che in questi giorni compie ben 125 anni: storia e tradizione si fondono dentro una pietanza considerata la più famosa al mondo, imitatissima (ma mai eguagliata) che vanta natali reali. Secondo la storia, nel giugno del 1889, infatti, Raffaele Esposito cuoco della pizzeria Brandi, fu incaricato di preparare una favolosa pizza per sua maestà la Regina Margherita di Savoia: la sua preparazione patriottica, perché condita con pomodoro, mozzarella e basilico, piacque talmente tanto a Sua Maestà da diventare ben presto un piatto nazional-popolare.
Oggi il 39% degli italiani ritiene senza ombra di dubbio, che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia e che la parola pizza – sempre secondo un sondaggio Coldiretti – sia tra le parole più conosciute all’estero, non a caso siamo il paese conosciuto come Pizza, spaghetti e mandolino. Alle origini reali – come sottolinea Coldiretti – si aggiungono altre attestazioni secondo le quali le prime testimonianze circa la realizzazione della pizza risalgono addirittura al 997, con una ricetta un po’ diversa, data l’assenza del pomodoro scoperto nelle Americhe molto tempo dopo. Proprio gli USA oltre ad essere i primi consumatori al mondo di vino, sono anche i maggiori mangiatori di pizza, facendo registrare un record mondiale dei consumi di questo piatto definito completo, con una media di 13 Kg per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani, che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 Kg a testa.
Negli USA il pizza-business vale 40 miliardi di dollari con il 93% degli americani che la consuma almeno una volta al mese per una media di 350 fettine al secondo; in Italia, si stima che la pizza generi un fatturato di 10 miliardi di euro con oltre 250mila addetti e 50mila pizzerie. Nonostante la crisi economica, la pizza è comunque uno dei prodotti ai quali difficilmente si rinuncia: l’indagine Coldiretti/Ixe’ ha stimato che il 25% dei consumatori ha rinunciato del tutto ad andare in pizzeria, mentre il 40% ha ridotto le presenze rispetto a prima della crisi.
La tendenza a risparmiare soprattutto su prodotti alimentari, sempre secondo uno studio Coldiretti, ha fatto in modo che due pizze su tre siano realizzate con ingredienti non-italiani: pomodori provenienti dalla Cina, olio d’oliva dalla Tunisia, farina francese o ucraina e mozzarella ottenuta da cagliate provenienti dall’est Europa. Sono comunque diverse le iniziative per garantire l’autenticità di questo prodotto-simbolo del Made in Italy, come quelle dell’Associazione verace pizza napoletana, che ha elaborato una disciplinare di garanzia del prodotto utilizzata anche all’estero: negli Stati Uniti il Wall Street Journal ha deciso di mettere nella prima pagina del sito, la storia di Justin Piazza, pizzaiolo statunitense, che per la prima volta ha deciso di produrre in USA la vera pizza verace napoletana, proprio nel rispetto della disciplinare.