La direttiva dell’Unione Europea prevede la riduzione media a livello Ue del 50% dei prodotti fitosanitari utilizzati nelle campagne per combattere gli organismi nocivi senza tenere conto delle differenze tra i sistemi produttivi intensivi del Nord Europa e quelli di qualità dell’Italia né degli sforzi già portati avanti dagli agricoltori italiani che ne hanno ridotto l’uso del 20% negli ultimi dieci anni. Il rischio è lasciare le coltivazioni senza mezzi di difesa rispetto a parassiti e batteri che si sono moltiplicati a causa dei cambiamenti climatici con riduzioni produttive stimate nel nostro Paese del -20% per mele e pomodori, del -24% per l’uva, del -12% agrumi fino al -40% per le olive. Proprio in virtù di ciò è inaccettabile che l’Italia sia tra i paesi più penalizzati. Al contrario bisogna accelerare sulla normativa in materia di Nbt, le tecniche di genetica green capace di tutelare l’ambiente, proteggere le produzioni agricole con meno pesticidi e difendere il patrimonio di biodiversità.
In Italia nel 2022 a causa dei rincari e della scarsa reperibilità si è verificato peraltro secondo Consorzi Agrari d’Italia il taglio da parte delle aziende agricole di quasi 1/3 negli acquisti di concimi la cui produzione mondiale è concentrata in Russia e Bielorussia e dipende fortemente dal costo del gas. Una situazione che ha pesanti effetti sulla produttività delle coltivazioni che rende necessario –secondo Coldiretti e Filiera Italia - promuovere l’utilizzo dei fertilizzanti organici e, in particolare, del digestato, ottenuto dalla produzione di energie rinnovabili come biogas e biometano, facendo chiarezza sulla possibilità di utilizzo ed eliminando la soglia dei 170 kg di azoto per ettaro all’anno.
Sostenibilità non può essere un approccio punitivo verso gli agricoltori e regolatorio con limiti non sostenibili economicamente, che porterebbero all’abbandono della produzione, mentre si permette la concorrenza sleale dei prodotti extracomunitari che entrano in Europa senza dover rispettare le stese regole in fatto di uso di pesticidi vietati nella Ue. Basti ricordare che i cibi e le bevande Made in Italy sono sei volte più sicuri di quelli stranieri con il numero di prodotti agroalimentari tricolori con residui chimici irregolari che è stato di appena lo 0,9% rispetto al 5,6% di quelli rispetto extracomunitari, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Efsa.
Ma con la crisi energetica che rischia di travolgere il sistema produttivo nazionale ed europeo Coldiretti e Filiera Italia chiedono alla Ue una riposta comune con la creazione di un nuovo Pnrr, un fondo “Next generation 2” sul modello di quello adottato per la pandemia con misure finanziate dal bilancio europeo. Necessario anche arrivare a un tetto sul prezzo di tutto il gas che entra nel vecchio Continente, non solo quello russo, incentivando al contempo l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti per stimolare la produzione di energia rinnovabile nelle aziende agricole e superando a livello europeo il limite dell’autoconsumo come barriera agli investimenti agevolati.
Coldiretti e Filiera Italia hanno denunciato anche i pericoli del Nutriscore, i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Il modo più corretto per garantire la trasparenza ai consumatori e tutelare il sistema agroalimentare europeo è l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta su tutti i cibi. Limitarla alla sola scritta “Ue” e “Non Ue” non ha senso poiché non permette di sapere il Paese di provenienza.
Un approccio semplicistico all’alimentazione che apre la strada all’arrivo del cibo sintetico, dalla carne al pesce fino ai formaggi, poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue. C’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione” affermano Coldiretti e Filiera Italia che sono pronte a dare battaglia.
Un pericolo che – secondo Coldiretti e Filiera Italia - rischia di essere favorito dalla revisione della direttiva sulle emissioni industriali che finisce per equiparare una stalla con 150 mucche o un inceneritore o a una fabbrica altamente inquinante andando a colpire circa 180mila allevamenti ed esponendoli al rischio chiusura con un effetto domino sulle attività collegate. Un crollo della capacità produttiva che rischia di essere sostituita da importazioni da paesi che non applicano le pratiche sostenibili allevatoriali caratterizzanti il sistema produttivo europeo o, ancora peggio, dalla spinta proprio alla produzione di carne sintetica. Da qui la richiesta di rivedere la direttiva che non si tiene conto della circolarità dell’attività zootecnica, in termini di sostenibilità e delle riduzioni delle emissioni ottenute dal settore negli ultimi anni.
“Per sostenere l’agricoltura italiana ed europea è fondamentale intervenire con misure specifiche a favore delle filiere in crisi duramente colpite dalla siccità e dai rincari” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che “si rischia lo smantellamento di importanti attività agricole e di allevamento con effetti drammatici sul piano economico, occupazionale, ambientale e della sovranità alimentare”. “Apprezziamo senza dubbio l’apertura della Germania all’emissione di debito congiunto dell’Unione europea per finanziare nei vari Stati Membri misure di sostegno ad imprese e famiglie, come richiesto da Coldiretti sin dall’inizio della crisi ma in ogni caso – ha concluso Prandini - due punti sono per noi essenziali: 1) che qualsiasi misura di sostegno sia indirizzata innanzitutto al settore agroalimentare, definito strategico dalla stessa Commissione; 2) che tali misure di sostegno vadano oltre le attuali regole e limiti degli aiuti di Stato in una situazione di crisi straordinaria di “economia di guerra” come quella che stiamo attraversando”.
“Un impegno che non deve essere vanificato dagli accordi commerciali sbagliati come nel caso del Mercosur con il Sudamerica che – ha ricordato il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia -, rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee.