Non solo granchio blu, dalla cimice asiatica ai pappagallini, dal cinipide del castagno alla Xylella, dal moscerino dagli occhi rossi al calabrone asiatico è allarme per l’invasione in Italia di vere e proprie specie aliene che causano danni per oltre un miliardo nei campi come nei mari distruggendo coltivazioni e allevamenti. A lanciare l’allarme è la Coldiretti con il moltiplicarsi lungo la Penisola degli attacchi di animali, insetti e organismi portati nelle campagne italiane dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione degli scambi.
Un'invasione che è il frutto della tendenza al surriscaldamento in Italia dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra proprio nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020 mentre anche il 2023 si classifica fino ad ora in Italia nella top ten degli anni più caldi di sempre con una temperatura superiore di 0,67 gradi la media storica che lo classifica al terzo posto tra le più alte mai registrate nel periodo dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Isac Cnr nei primi sette mesi.
Se il granchio blu proveniente delle coste Atlantiche dell’America sta cingendo d’assedio le coste italiane sterminando vongole veraci, cozze, uova, altri pesci e molluschi la “cimice marmorata asiatica” arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta che con le punture rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto. Una vera emergenza per il nostro sistema produttivo perché capace di colpire centinaia di specie coltivate e spontanee e la sua diffusione interessa tutto il territorio nazionale.
A far danni nei campi è arrivato anche il pappagallino o parrocchetto monaco, una specie originaria del Sudamerica che fa strage di frutta e mandorle nelle regioni del Centro Sud, dove sta diventando una presenza fissa anche a causa dei cambiamenti climatici.
Il caldo ha favorito anche la moltiplicazione degli insetti killer del bosco nell’arco alpino, dove si è diffuso il Bostrico Tipografo, un coleottero che ama il clima arido ed asciutto ed è capace di infilarsi sotto la corteccia degli alberi scavando intricate gallerie che interrompono il flusso della linfa in particolare agli abeti rossi, ma anche al larice, l’abete bianco e il pino silvestre, uccidendoli nel giro di poche settimane.
La Xylella è arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall’America latina e fino a oggi ha contagiato oltre 21 milioni di piante, una strage di ulivi che ha lasciato un panorama spettrale, con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio infettato pari al 40% della regione Puglia secondo il monitoraggio della Coldiretti che evidenzia come il batterio killer avanzi con una media di 20 chilometri all’anno nell’ultimo decennio con un disastro ambientale ed economico per la perdita di 5mila posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva.
E danni sta facendo anche la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva dal Veneto alla Puglia. Le castagne hanno invece pagato un conto salatissimo per colpa del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni contro il quale è stata avviata con successo una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale, anche se ci vorrà ancora tempo per ottenere un adeguato contenimento.
La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori è invece minacciata da due insetti killer, il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il coleottero africano (Aethina tumida) che mangiano e rovinano il miele, il polline e, soprattutto, la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare.
Ma c’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus originario dell’Asia che ha fatto strage di palme dopo essere comparso in Italia per la prima volta nel 2004 e da allora si è dimostrato un vero flagello che ha interessato il verde pubblico e privato in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise.
“Con il cambiamento climatico sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – continua Prandini – devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni. Ma i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al pressing di Coldiretti, sta finalmente aprendo le porte".