5 Novembre 2016

Turismo: con i cibi antichi è record di visite a Pompei

Per la prima volta nel 2016 il turismo agli scavi archeologici di Pompei ha superato i 3 milioni di visitatori conquistati anche grazie all’arrivo del cibo degli antichi romani per far conoscere il legame che unisce la storia dell’Italia al proprio patrimonio enogastronomico. Lo rende noto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione dell’inaugurazione con il Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini di “EATSTORY - da noi il cibo ha una storia” il progetto che, a partire da adesso per tutte le festività di Natale e fine anno, punta a fare rivivere ai visitatori degli scavi atmosfere e sensazioni del passato con la degustazione di pietanze o l’acquisto di prodotti preparati secondo le tecniche in uso all’epoca dell’eruzione. Un risultato record con un aumento di ben oltre il 30% nel numero di visitatori in cinque anni che consolida l’area archeologica di Pompei al secondo posto tra i musei italiani più visitati dopo il Colosseo ed il Foro Romano. Un spinta per il sistema produttivo culturale nazionale che produce nell’intera filiera 249,8 miliardi, il 17% del valore aggiunto nazionale, e dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6,1% del totale degli occupati in Italia, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Symbola.

L’immagine dell’Italia è profondamente legata al concetto di cultura inteso non solo come patrimonio artistico-culturale paesaggistico, ma anche gastronomico, artigianale, folkloristico ecc. Emerge, sempre di più, un forte interesse nei confronti di quello che si definisce l’Italian Style of Life con un'attenzione sempre maggiore alle tradizioni e al patrimonio enogastronomico del nostro Paese. Secondo lo studio “Io sono cultura – 2016 - l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” a cura di Symbola, al Sistema Produttivo Culturale e Creativo si deve il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia: 89,7 miliardi di euro. Per l’effetto moltiplicatore del settore sull’economia per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,7 miliardi, quindi, ne “stimolano” altri 160,1, per arrivare a quei 249,8 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 17% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. Sempre secondo lo studio, il Sistema Produttivo Culturale dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6,1% del totale degli occupati in Italia.

“Una opportunità unica al mondo per l’Italia dove cultura e cibo sono le principali leve di attrazione turistica strategiche per il rilancio dell’economia e dell’occupazione nel mezzogiorno ed in tutta Italia”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel ricordare che si uniscono due eccellenze del Made in Italy che può contare sul primato mondiale nell’enogastronomia e sul maggior numero di siti inclusi nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità (51 siti), davanti alla Cina (50) e alla Spagna (48), su un totale di 1052 siti (814 culturali, 203 naturali e 35 misti) presenti in 165 Paesi del mondo. “Si tratta di un’iniziativa di grande importanza, ha dichiarato Maria Letizia Gardoni Delegato nazionale Coldiretti Giovani Impresa, che premia gli sforzi di tanti giovani agricoltori che hanno deciso di investire in un modello agricolo di qualità, salubre e ad alto valore aggiunto. Utilizzare la leva del turismo per far conoscere le nostre eccellenze ad una platea sempre più grande ed eterogena di consumatori rappresenta un'opportunità anche in termini di conquista di nuovi settori di mercato per il vero Made in Italy”.

La degustazione di un tipico menu Pompeiano preparato secondo le ricette e consumato secondo le modalità del passato nel contesto storico originale ha inaugurato la rivoluzionaria iniziativa della Coldiretti che traccia un nuovo percorso di sviluppo per il turismo in Italia che ha già fatto segnare un positivo aumento della spesa degli stranieri del 2,5% nel periodo gennaio-luglio 2016, rispetto allo scorso anno, secondo elaborazioni su dati della Banca d’Italia.
Come antipasto (gustum) sono stati serviti scriblita (focaccia con spezie) caseus (ricotta)  caseus caprinus (formaggio di capra), brassica pompeiana (cavolo pompeiano in salsa di garum) e cucurbitas (zucca fritta).
La portata principale (mensae primae) è stata a base di porcellus assus (maialino arrostito), esicia omentata (polpette avvolte nell’omento, ovvero la rete di maiale) e patina de apua fricta (torta di acciughe fritte) mentre come dolce e frutta (mensa secondae) sono stati serviti mala (mele annurche), mala granata (melograni), pira (pere), uvae (uva), caricae (fichi secchi) del Cilento e basynias (struffoli) come dolce, ma anche noci, nocciole e mandorle campane.
Il tutto innaffiato da vino (“vinum”) falernum rubrum (falerno del massico rosso) e vinum passim (vino passito) e panis Pompeii.

Si tratta di specialità che - sottolinea la Coldiretti - sono state trasmesse praticamente inalterate nel corso dei secoli grazie all’impegno di generazioni di agricoltori che ne hanno custodito gelosamente tecniche e segreti. La mela annurca ad esempio è senza dubbio il frutto maggiormente caratterizzante la ‘Campania Felix’, come dimostrano i dipinti rinvenuti negli scavi di Ercolano (in particolare nella Casa dei Cervi), città romana sommersa insieme a Pompei dalla distruttiva eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Una esperienza che sarà riproposta per almeno i prossimi tre mesi ogni martedì e sabato negli orari di apertura degli scavi alla Casina dell’Aquila dove gli agricoltori di Campagna Amica offriranno cibi e prodotti della zona preparati secondo le ricette dell’antica Pompei, ma anche l’opportunità di apprendere e partecipare direttamente ad attività di coltivazione, trasformazione e conservazione dei prodotti locali.