27 Luglio 2016

Guerra del grano, da protesta a mobilitazione nazionale

Esplode la guerra del grano, ovvero la protesta degli agricoltori italiani che lasciano le campagne con i trattori per stringere d’assedio le principali città a difesa del grano nazionale, sotto l’attacco delle speculazioni che hanno praticamente dimezzato le quotazioni su valori più bassi di 30 anni fa con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e il rischio desertificazione per quasi 2 milioni di ettari, il 15% della superfice agricola nazionale, che si trovano peraltro soprattutto nelle aree più difficili del Paese.

L’appuntamento della Coldiretti per la mobilitazione nazionale più grande degli ultimi decenni a sostegno della coltura più diffusa in Italia è fissato per venerdì 29 luglio 2015 dalle ore 9,00 dalla Sicilia nel centro di Palermo, in Piazza Indipendenza, al Molise a Termoli, in piazza Giovanni Paolo II, dalla Basilicata a Potenza, in piazzale Vincenzo Verrastro, fino alla Puglia a Bari sul lungomare Nazario Sauro dove sarà presente anche il Presidente nazionale Roberto Moncalvo.

Per la guerra del grano scenderanno in piazza anche tanti giovani agricoltori per dire basta ad un fenomeno speculativo che avvantaggia le importazioni da paesi terzi mettendo in ginocchio il vero Made in Italy e con esso anche gli sforzi che tanti giovani che stanno investendo in un futuro da imprenditori agricoli.

Dal ritorno del baratto alla pagnotta “Doc” più grande del mondo ai grani più antichi recuperati dagli agricoltori, ora a rischio di estinzione, fino al Made in Italy sfregiato con kapeleti, spagheroni e macaroni scovati in tutti i continenti dove non vale la legge sulla purezza, nelle diverse città sono annunciate eclatanti azioni dimostrative per far conoscere a Istituzioni e cittadini il valore del grano italiano per il futuro dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy quali la pasta e il pane. Dossier Coldiretti su “La #guerradelgrano” con i costi delle speculazioni per gli agricoltori e i consumatori e le proposte concrete per salvare la coltivazione ed i rischi che corre l’Italia sul piano ambientale, economico e occupazionale.