I prezzi del carrello della spesa alimentare sono aumentati dell’1,1%, in base ai dati sull’andamento dell’inflazione in Italia a marzo 2015. A frenare la deflazione ha contribuito il balzo del 12,6% dei prezzi della verdura rispetto allo scorso anno, per l’effetto congiunto di una leggera ripresa dei consumi e dei danni causati dal maltempo, che ha distrutto le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, carciofi, radicchio e broccoli e danneggiato quelle in serra lungo tutta la Penisola. Ci sono stati rincari anche nel prezzo dell’olio (+3,5%), a causa della bassa produzione negli ulivi, costretti ad affrontare anche l’emergenza xylella, e della frutta (+1,1%).
La spesa alimentare, con un importo complessivo di 215 miliardi, è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione e, dopo 6 anni consecutivi di riduzione, i consumi alimentari hanno ripreso ad aumentare nel 2015, con il ritorno della fiducia sui mercati. Un cambiamento che deve trasferirsi alle imprese agricole con un’adeguata remunerazione dei prodotti dopo che, nel 2014, alle difficoltà economiche si sono sommate quelle climatiche.
Trend positivo per il settore agroalimentare Made in Italy anche sul fronte del commercio estero. I dati Istat relativi a febbraio 2015 hanno evidenziato un aumento del 2,5% delle esportazioni a livello mondiale rispetto allo scorso anno, con un incremento record del 48,5% negli Stati Uniti sotto la spinta del tasso di cambio euro/dollaro favorevole.
Il tasso di cambio favorevole è un’opportunità per sostenere la ripresa economica e un sostegno importante per il settore agroalimentare, che realizza fuori dall’Unione Europea circa 1/3 del valore delle esportazioni, con il principale mercato di sbocco extra-UE rappresentato proprio dagli Stati Uniti. Per la prima volta l’export enogastronomico Made in Italy in USA ha superato i 3 miliardi di euro nel 2014, con il vino come prodotto italiano più esportato e apprezzato dagli americani per un valore di 1,1 miliardi di euro.