La decisione di Vladimir Putin di prorogare di un anno l'embargo sui prodotti alimentari, in risposta all’estensione delle sanzioni nei confronti della Russia, dimezza le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy per una perdita di oltre 20 milioni di euro al mese. La decisione verrà ratificata lunedì e non è chiaro se la lista dei prodotti proibiti (carne di manzo, carne suina e avicola, frutta e verdura, latte e formaggi) sarà estesa ad altri prodotti come conserve di pesce, prodotti caseari derivati da grassi vegetali, fiori e dolciumi - secondo il quotidiano Izvestia che cita una fonte governativa.
In Russia, le esportazioni agroalimentari italiane sono praticamente dimezzate (-51,1%) nel primo trimestre 2015, ma risultano del tutto azzerate per ortofrutta, formaggi, carne e derivati. L’impossibilità di esportare sul mercato russo provoca per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo, con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. Il danno maggiore che rischia di durare negli anni è determinato però dal fatto che lo stop alle importazioni ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dai salumi ai formaggi, con la produzione casearia russa di formaggio che nei primi 4 mesi del 2015 ha registrato un sorprendente aumento del 30% e riguarda in particolre imitazioni di mozzarella, robiola o Parmesan.
La conferma viene dal Padiglione Russo a Expo 2o15, dove verso il termine del percorso nella sala dedicata al Tatarstan si trova un'esposizione di formaggi, molti dei quali richiamano all’Italia, ad esempio con il marchio Prego Italian Style, con una scritta Original Italian Recipe e gagliardetto tricolore, le vaschette con la scritta Solo Formaggio con bandierina italiana, scovate dal giornalista Attilio Barbieri di Libero. Ma i falsi arrivano in Russia anche da molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo, come Svizzera, Bielorussia, Argentina e Brasile. Ai danni dovuti al blocco di alcuni prodotti si aggiungono però anche quelli relativi ad altri prodotti non colpiti dall’embargo, anche fuori dal settore alimentare, che hanno risentito comunque delle tensioni politiche con un calo degli scambi commerciali.