Nell’ultimo anno di attuazione del regime delle quote latte, che terminerà il 31 marzo 2015, sono in arrivo nuove multe per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo 4 anni in cui nessuna multa è stata dovuta dagli allevatori italiani. È quanto emerge da un’analisi sulla base dell’ultimo aggiornamento dei dati Agea, dai quali si evidenzia un aumento della produzione del 3,24% rispetto allo scorso anno, con un incremento in valori assoluti di 2,561 milioni di quintali, relativi ai primi 9 mesi della campagna nel periodo che va dal 1 aprile 2014 al 31 marzo 2015.
Quello che si preannuncia è quindi il primo splafonamento - dopo l’introduzione della legge 33 del 2009 che prevede la possibilità di compensazione solo agli allevamenti di montagna e delle zone svantaggiate - a coloro che non hanno superato il livello produttivo 2007-2008 e ultimi, in ordine prioritario, quegli allevamenti che producono entro e non oltre il 6% della quota loro assegnata.
Dopo la mobilitazione degli allevatori, è stato annunciato dal Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan un provvedimento per permettere di rateizzare le multe di quest'anno, a carico dei loro allevatori, per un massimo di 3 anni e senza interessi. Intanto, in risposta alle richieste di Coldiretti durante la mobilitazione nelle principali piazze italiane Un giorno da allevatore, il ministero delle Politiche Agricole sta predisponendo un decreto per rendere operativo il piano latte qualità, che porta a uno stanziamento di 108 milioni di euro, divisi in 3 anni, per gli allevamenti italiani.
La questione quote latte è iniziata 30 anni fa, nel 1983, con l’assegnazione a ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale, che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Le principali tappe del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte, segnate dalle leggi 468 (1992), 119 (2003) e 33 (2009), hanno consentito alla stragrande maggioranza degli allevatori di mettersi in regola.
Con la fine del regime delle quote latte, è prevedibile un aumento della produzione lattiera italiana e comunitaria che potrebbe aumentare del 5%, con il rischio di ripercussioni negative sui prezzi del latte alla stalla e notevoli difficoltà per gli allevamenti, soprattutto quelli che risiedono nelle zone più fragili e sensibili del nostro Paese e dell’Unione. “Occorre intervenire a livello comunitario e nazionale per preparare con strumenti adeguati un atterraggio morbido all’uscita del sistema delle quote” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che è importante che le risorse previste dal Fondo latte di qualità vadano agli allevatori.