16 Marzo 2015

Quote Latte: il regime finisce il 31/3, Italia a rischio nuove multe

Nell’ultimo anno di attuazione del regime delle quote latte, che terminerà il 31 marzo 2015, c’è il rischio concreto dell’arrivo di nuove multe per il superamento, da parte dell’Italia, del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo 4 anni in cui nessuna multa è stata dovuta dagli allevatori italiani. Lo stesso Consiglio dei Ministri Agricoli dell’Unione Europea ha all’ordine del giorno anche l’andamento del mercato del latte, dopo che nel mese di marzo comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori hanno portato - prima in Spagna, poi in Francia - alla condanna da parte dell’Antitrust delle principali industrie lattiero casearie. Molte di queste industrie operano, peraltro, sul territorio nazionale, dove invece regna un silenzio assordante da parte dell’Autorità Garante delle Concorrenza e del mercato. Il 12 marzo l’Antitrust ha multato per pratiche anticoncorrenziali 11 industrie lattiero casearie (tra le quali Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie) in Francia, per un importo di 193 milioni di euro. L’intervento è avvenuto dopo che il 5 marzo scorso era intervenuto anche l’Antitrust iberico, annunciando multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Grupo Lactalis Iberica (11,6 milioni).

Anche in Italia esiste un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono. I prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori manifestano ormai evidenti segni di difficoltà, perché non riescono a coprire neanche i costi di produzione. Per questo Coldiretti e Codacons hanno chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica, a danno dei produttori di latte fresco, all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). Alle difficoltà determinate dai bassi prezzi corrisposti agli allevatori, si aggiunge il rischio concreto dell’arrivo di nuove multe. Sulla base dell’ultimo aggiornamento dei dati Agea, si evidenzia infatti un aumento della produzione del 3,24% rispetto allo scorso anno, con un incremento in valori assoluti di 2,561 milioni di quintali, relativo ai primi 9 mesi della campagna del periodo che va dal 1 aprile 2014 al 31 marzo 2015. Quello che si preannuncia è quindi il primo splafonamento, dopo l’introduzione della legge 33 del 2009, la quale prevede la possibilità di compensazione solo agli allevamenti di montagna e delle zone svantaggiate, a quegli che non hanno superato il livello produttivo 2007-2008 e ultimi, in ordine prioritario, a quegli allevamenti che producono entro e non oltre il 6% della quota loro assegnata.

Dopo la mobilitazione degli allevatori organizzata da Coldiretti, è stato arrivato un provvedimento per permettere di rateizzare le multe di quest'anno a carico dei loro allevatori per un massimo di 3 anni e senza interessi, ma occorre individuare soluzioni a livello nazionale che permettano un atterraggio morbido nell’uscita da un regime che ha condizionato il settore per decenni.
La questione quote latte è iniziata circa 30 anni fa, nel 1984, con l’assegnazione a ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale, che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte, che ha consentito alla stragrande maggioranza dei 36mila allevatori di mettersi in regola, acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro, mentre solo una sparuta minoranza è responsabile delle pesanti pendenze con l’Unione Europea.