23 Novembre 2016

Pecorino italiano, negli USA 7 su 10 sono “taroccati”

Negli Stati Uniti 7 formaggi di tipo pecorino italiano su 10 sono falsi nonostante il nome richiami esplicitamente al Made in Italy. Il riconoscimento, la tutela e la valorizzazione della delle denominazioni rappresentano un valido strumento per combattere l’agropirateria alimentare, fenomeno particolarmente diffuso anche negli Usa dove la produzione di imitazioni dei pecorini italiani - sottolinea la Coldiretti - nel 2015 ha raggiunto il quantitativo di quasi 25 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, mentre gli arrivi dei prodotti originali dall’Italia sono risultati pari a 10,81 milioni di chili nello stesso anno.

Oltre la metà della produzione di Romano cheese e similari - spiega la Coldiretti - viene realizzata in Wisconsin, ma ingenti quantità si producono anche in California e nello Stato di New York. Se il nome è simile, le caratteristiche sono profondamente differenti perché il formaggio Made in Italy originale deve rispettare rigidi disciplinari di produzione con regole per l’allevamento e la trasformazioni e un rigido sistema di controlli, a differenza di quello realizzato negli Stati Uniti che peraltro non contiene neanche una goccia di latte di pecora ma è ottenuto - precisa la Coldiretti - da quello vaccino.

Le imitazioni del pecorino nostrano con prodotti cosiddetti “italian sounding” riguardano in realtà diversi continenti. Dal Romano cheese degli Stati Uniti, anche già grattugiato o in mix con il Parmesan, al Pecorino Friulano del Canada dove si vendono anche il Crotonese e il Romanello, tutti rigorosamente fatti da latte di mucca come il Sardo argentino o il Pecorino cinese, dove una mucca sorridente si trova pure in etichetta incurante del significato del nome pecorino, sono alcuni delle imitazioni dei formaggi italiani smascherati dalla Coldiretti che ha anche mostrato il kit per la produzione casalinga del Romano venduto da una ditta inglese a circa 120 euro e che contiene recipienti, colini, garze, termometri, piccole presse oltre a lipasi ed altre polveri attraverso le quali è possibile realizzare una chiara contraffazione.

Nei giorni scorsi i pastori della Coldiretti che hanno lasciato le campagne per portare le pecore al pascolo al Foro Traiano nel centro storico di Roma per chiedere che l’Unione europea riconosca la denominazione Cacio Romano DOP per difendere il lavoro, gli animali, le stalle e i pascoli custoditi da generazioni.