In una situazione in cui 1 pacco di pasta su 3 contiene grano straniero, l’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrla, risponde all’esigenza di smascherare l’inganno del prodotto estero spacciato per italiano, , senza che i consumatori possano saperlo. È quanto afferma il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nell’esprimere apprezzamento per lo schema di decreto che introduce l'indicazione obbligatoria dell'origine del grano impiegato nella pasta, condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e inviato, secondo procedura, alla Commissione Europea.
“Si tratta di un provvedimento fortemente sostenuto da Coldiretti per garantire maggiore trasparenza negli acquisti e fermare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione” - ha affermato Moncalvo - "In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy”. L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,9 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,3 milioni di ettari, che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano il 42% della produzione nazionale, seguite dalle Marche. Nonostante ciò sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero in un anno, senza che questo venga reso noto ai consumatori in etichetta.
"Il provvedimento inviato a Bruxelles rappresenta un importante passo in avanti nel garantire una trasparenza di mercato diventata l'emblema del modello di agricoltura promosso dalle nuove generazioni, ha dichiarato Maria Letizia Gardoni Presidente dei giovani agricoltori di Coldiretti. Un'importanza quella dell'etichettatura d'origine rivendicata non solo dal mondo agricolo desideroso di riconoscersi nel proprio prodotto ma anche dai consumatori sempre più attenti a ciò che acquistano sia in termini di provenienza della materia prima utilizzata negli alimenti che nei loro valori nutritivi". Non è un caso, infatti che l’81 % dei consumatori italiani ritiene che la mancanza di etichettatura di origine nella pasta possa essere ingannevole secondo la consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole, sulla base del regolamento comunitario 1169 del 2011 che consente ai singoli Stati Membri, di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti, qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza delle dicitura di origine ai fini di una scelta di acquisto informata e consapevole.
Una procedura seguita dall’Italia con successo per il latte ed i suoi derivati e che ora finalmente si realizza anche per il prodotto più amato degli italiani, che avrà l’identikit in etichetta. Il Decreto che introduce la sperimentazione dell'indicazione obbligatoria dell'origine per la filiera grano pasta inviato a Bruxelles, prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e se proviene da più paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture:
Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l'Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi UE e/o non UE". Queste indicazioni sull'origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo, in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili ed indelebili.