9 Febbraio 2015

Ogm: bene Consiglio di Stato, in UE flop semine biotech

Il Consiglio di Stato conferma una scelta già fatta sul piano politico dall’Italia, ovvero quella di mantenere l’Italia libera dagli ogm, sancita dalla recente firma da parte del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e di quello dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Il decreto ha reso possibile la proroga, per un periodo di ulteriori 18 mesi dalla sua entrata in vigore, del divieto già emanato con il precedente decreto interministeriale del 12 luglio 2013 riguardo alla proibizione di coltivazioni di mais ogm MON810 nel Bel Paese. Soluzione questa che risulta legittimamente adottata dopo il via libera del Consiglio di Stato stesso, che ha respinto il ricorso contro il precedente decreto.

Un intervento necessario, in attesa del via libera finale alla direttiva Europea che consentirà ai Paesi membri dell'Ue di limitare o proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati (ogm) sul territorio nazionale. La decisione del Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso dell'imprenditore agricolo Giorgio Fidenato, che aveva impugnato il decreto del Governo che vieta la coltura del mais geneticamente modificato in Italia. Una scelta coerente con quanto chiedono quasi 8 italiani su 10, che sono contrari al biotech nei campi, ma anche con gli ultimi orientamenti produttivi che stanno decretando il flop delle semine ogm in Europa.

Secondo l’analisi del rapporto annuale dell’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA), sono infatti calati del 3% i terreni seminati con ogm in Europa nel 2014, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse. La superficie ogm in Europa nel 2014 si è ridotta ad appena 143.016 ettari di mais Bt, coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione. Peraltro ben il 92% di mais biotech europeo è coltivato in Spagna, dove sono stati seminati 131.538 ettari, mentre le superfici residuali si dividono tra Portogallo, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.
“Per l’Italia, gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale” afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo “ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico del Made in Italy”.