Sulla base dei dati Istat relativi al primo bimestre del 2015, con un aumento del 3% l’agroalimentare vola verso un nuovo record e traina la ripresa dell’interno Made in Italy all’estero. Nonostante la congiuntura sfavorevole in alcuni Paesi come la Russia, dove dall’8 agosto vige l’embargo, l’agroalimentare italiano all’estero è in ulteriore crescita rispetto ai valori massimi fatti registrare nel 2014, con un business di 34,3 miliardi. I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea, ma il Made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti, come quelli asiatici.
Sotto la spinta del tasso di cambio euro/dollaro favorevole, negli Stati Uniti si è registrato un aumento record dell'export Made in Italy, con un incremento del 36% rispetto allo scorso anno. Estremamente positivi anche i risultati nei Paesi emergenti come India (+25%) e Cina (+18%). In riferimento ai dati Istat sul commercio estero nei Paesi extra Ue ad aprile 2015, le esportazioni italiane sono aumentate in media del 12,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
La maggiore competitività per il tasso di cambio favorevole è un'opportunità per sostenere la ripresa economica, nell’attuale fase di stagnazione dei consumi interni.
Il prodotto Made in Italy più esportato è il vino, ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, di pasta e di olio d'oliva.
Con questi risultati sul commercio estero, l’agroalimentare si conferma una leva competitiva determinante per far uscire l’Italia dalla crisi. All’estero il vero nemico sono le imitazioni low cost dei cibi nazionali, che non hanno alcun legame con il sistema produttivo del Paese. L’agropirateria internazionale sui prodotti Made in Italy vale 60 miliardi, con quasi 2 prodotti alimentari di tipo italiano su 3 che sono falsi, dal Chianti californiano alla soppressata calabrese, dai pomodori San Marzano fino al Prisecco, dal Crotonese alla mortadella Bologna ma anche il Parmesan, la cui produzione nel mondo ha superato quella del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano.