Il fenomeno della contraffazione e della falsificazione dei prodotti alimentari Made in Italy, chiamato Italian sounding, costa all’Italia 300mila posti di lavoro, che si potrebbero creare nel Paese con un’azione di contrasto a livello nazionale e internazionale. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti a commento al piano per l’export del Governo divulgato dal Mise, che prevede per la prima volta azioni di contrasto all'Italian sounding, che solo nell’agroalimentare sviluppa un fatturato di oltre 60 miliardi di euro, quasi il doppio dei prodotti originali.
Le esportazioni agroalimentari italiane sono un importante settore dell’economia nazionale, che secondo i dati Istat ha chiuso il 2014 facendo registrare il record storico per un valore di 34,3 miliardi, con un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente.
Con questi risultati sul commercio estero, l’agroalimentare si conferma una leva competitiva determinante per far uscire l’Italia dalla crisi - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che - all’estero il vero nemico sono le imitazioni low cost dei cibi nazionali, che non hanno alcun legame con il sistema produttivo del Paese. 2 prodotti alimentari di tipo italiano su 3 in vendita sul mercato internazionale sono il risultato dell’agropirateria internazionale.
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano. Negli Stati Uniti, in quasi 9 casi su 10, sono sostituiti dal Parmesan, prodotto in Wisconsin o in California. Vittime dell’imitazione anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago e la Fontina. Nella classifica dei prodotti maggiormente clonati, ci sono inoltre molti prestigiosi salumi, dal Parma al San Daniele, ma anche gli extravergine di oliva e le conserve, come il pomodoro San Marzano prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti.
La trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) – sostiene Moncalvo – è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agroalimentari italiane dalla contraffazione alimentare e dal cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding, molto diffuso sul mercato statunitense. A questa realtà se ne aggiunge una ancora più insidiosa: l’Italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima (latte, carni, olio) dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come Made in Italy, senza lasciare traccia sulla reale provenienza attraverso un meccanismo di dumping, che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta.