Made in Italy agroalimentare da record negli Stati Uniti d'America, raggiungendo 3,8 miliardi grazie ad una crescita del 73% nel corso degli otto anni dell’amministrazione Obama. Questi dati sono emersi da una recente analisi su base Istat dal 2008 al 2016, in riferimento all’arrivo dell’ex presidente degli Barack Obama, in queste ore in Italia per un keynote speech di oltre mezzora di Seeds&Chips su tematiche legate al cibo: dalla scarsità di risorse alimentari, allo spreco, all'inquinamento, ma anche all'innovazione e a come saranno supermercati del futuro. Nel 2016 gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna, per un importo - il 10% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane nel mondo (38,4 miliardi). Il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016).
“Risultati ottenuti grazie ai primati qualitativi e di sicurezza alimentare con l’Italia che è l’unico Paese al mondo con 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti, 289 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, ma è anche quello più green con quasi sessantamila aziende agricole biologiche in Europa ed ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare” ha affermato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “le esportazioni di made in Italy agroalimentare negli Stati Uniti potrebbero moltiplicare con una migliore regolamentazione delle imitazioni locali del Made in Italy, il cosiddetto italian sounding, che sul territorio statunitense superano quelli originali provenienti dall’Italia, dai pomodori San Marzano prodotti in California ai wine kit Made in Usa che promettono di ottenere a casa in pochi giorni Chianti, Amarone, Valpolicella fino olio di oliva Pompeian del Maryland che non ha nulla a che fare con la città degli scavi”.
A far quasi raddoppiare la presenza del cibo italiano negli Stati Uniti è stata certamente la spinta verso un'alimentazione più attenta alla salute dell’Amministrazione Obama e della stessa first lady anche nell’ultima visita in Italia in occasione di Expo nel giugno del 2015 per parlare di lotta all’obesità e cibo sano, insieme alle figlie Malia e Sasha, e alla madre, Marian Robinson. L’azione di sensibilizzazione di Michelle Obama ha certamente contribuito alla diffusione oltre oceano della dieta mediterranea in alternativa al fast food, spingendo peraltro il successo dei prodotti e della ristorazione Made in Italy. L’azione positiva di Michelle Obama a supporto della buona alimentazione è iniziata nella primavera 2009 - subito dopo l’insediamento alla Casa Bianca - con la realizzazione di un rivoluzionario orto dove educare i bambini alla conoscenza delle regole della natura, della stagionalità e alle proprietà dell’ortofrutta. Una decisione che ha avuto un importante valore simbolico per educare i ragazzi al consumo di cibi sani, come la frutta e verdura. Nello stesso anno a luglio, in visita a Roma, Michelle ha peraltro scelto nel ristorante “I maccheroni” un menu a base di assaggi di pasta alla carbonara, lasagna e amatriciana accompagnati di vino rosso e prosecco, facendosi notare per la richiesta della doggy bag con gli avanzi della cena come segnale contro lo scandalo degli sprechi alimentari che nei paesi più sviluppati riguarda ben il 30% del cibo acquistato.