6 Ottobre 2015

Il business del falso Made in italy, vale oltre 60 miliardi di euro

La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione del Made in Italy alimentare nel mondo, ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro, con quasi 2 prodotti di tipo italiano su 3 - in vendita sul mercato internazionale - che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti divulgata in occasione dell’incontro La lotta alla contraffazione e alla pirateria, che si è svolto a Expo 2015.

Il falso Made in Italy a tavola colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi, ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti. A differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi, a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi, come Parmigiano Reggiano e Grana Padano, che ad esempio negli Stati Uniti in quasi 9 casi su 10 sono sostituiti dal Parmesan prodotto in Wisconsin o in California.
Lo stesso vale per il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Vittime di contraffazione anche i nostri salumi più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, che vengono spesso clonati, così come gli extravergine di oliva e le conserve, per esempio il pomodoro San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti.

Secondo la Coldiretti almeno in 1 un Paese su 4, tra quelli che partecipano ad Expo, sono realizzate e vendute diffusamente fantasiose e imbarazzanti interpretazioni di piatti e prodotti alimentari falsamente italiani, in sfregio all’identità del Made in Italy. In questo contesto, particolarmente positiva è stata l’esperienza dell’Esposizione Universale di Milano con molteplici iniziative divulgative per far conoscere agli stranieri le caratteristiche peculiari dei prodotti alimentari originali. Ruolo importante è inoltre svolto dal piano per l’export annunciato dal Governo italiano, che prevede per la prima volta azioni di contrasto all'Italian Sounding a livello internazionale. Molto insidiosa anche la realtà dell’Italian Sounding di matrice italiana, che importa materia prima (latte, carni, olio) dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani, senza lasciare traccia in etichetta, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy.
Ciò è possibile proprio perché non esiste ancora per tutti gli alimenti, l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta.

Un vuoto normativo da colmare, come chiedono il 96,5% dei consumatori italiani che ritiene necessario che l’origine degli alimenti debba essere scritta in modo chiaro e leggibile nell’etichetta, sulla base della consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari, condotta dal Ministero delle Politiche Agricole, che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf da novembre 2014 a marzo 2015.