6 Febbraio 2015

Crisi: prezzo latte moltiplicato 4 volte dalla stalla alla tavola

Il prezzo del latte fresco si moltiplica più di 4 volte dalla stalla allo scaffale, con un rincaro del 328% che è esploso nell’ultimo anno per il taglio del 20% nel compenso riconosciuto agli allevatori, mentre il prezzo finale tende addirittura ad aumentare. È quanto emerge dal dossier L’attacco alle stalle italiane, presentato dalla Coldiretti in occasione della più grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo. Hanno risposto all’appello Ministri del Governo, Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo, del mondo economico e sociale con la loro presenza nelle stalle allestite nelle principali città italiane per mungere, dare da mangiare e custodire gli animali.

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“La prima maxi-mungitura mai realizzata, a sostegno e tutela del valore economico e sociale del vero latte italiano. Un prodotto e una filiera molto importante che rappresenta il 10% del valore agroalimentare italiano e che assicura 180 mila posti di lavoro. Nonostante questo sta subendo ingiustamente le compromettenti conseguenze di un mercato guidato dalla concorrenza sleale” è quanto affermato dalla delegata nazionale di Coldiretti Giovani Impresa Maria Letizia Gardoni, aggiungendo inoltre che “Governo, Presidenti delle Regioni e l’autorità garante del mercato devono riconoscere il giusto prezzo del latte e la sostenibilità economica di una zootecnia amica del territorio e delle nuove generazioni, così come garantire la tracciabilità e la trasparenza della filiera”. La crisi delle fattorie italiane è dovuta a numerosi fattori, uno dei quali è appunto il prezzo del latte pagato agli allevatori 0,35 centesimi al litro, con un calo di oltre il 20% rispetto allo scorso anno, mentre il costo medio per il latte al consumo è aumentato di qualche centesimo, arrivando a 1,5 euro al litro per quello di alta qualità (dati Ismea). In altre parole, gli allevatori devono vendere 3 litri di latte per bersi un caffè, 4 litri per un pacchetto di caramelle o una bottiglietta di acqua al bar, mentre sono necessari quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. Ma soprattutto il prezzo riconosciuto agli allevatori non è sufficiente a coprire neanche i costi per l’alimentazione degli animali e sta portando alla chiusura di circa di 4 stalle al giorno, con effetto a valanga su occupazione, economia, ambiente e sicurezza alimentare degli italiani. Un’accelerazione favorita anche dall’embargo deciso dalla Russia ai prodotti agroalimentari europei, che oltre a penalizzare direttamente le esportazioni dei formaggi Made in Italy, sta facendo arrivare in Italia il latte che gli altri Paesi Europei prima esportavano nel paese di Putin. A rischio c’è un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano, con 36 mila imprese di allevamento che producono 11 milioni di tonnellate di latte bovino di produzione complessiva e generano nella filiera un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180 mila gli occupati della filiera. Circa la metà del latte consegnato (45,5% per circa 50 milioni di quintali) è destinato alla produzione di ben 48 formaggi DOP. “Nella forbice dei prezzi dalla stalla alla tavola c’è spazio da recuperare per consentire ai consumatori di acquistare un prodotto indispensabile per la salute e per dare agli allevatori italiani la possibilità di continuare a garantire una produzione di qualità con standard di sicurezza da record”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “a dimostrarlo ci sono gli esempi significativi di gruppi lungimiranti della distribuzione e dell’industria che ci auguriamo possano essere seguiti da tutti”.