15 Febbraio 2017

Consumi alimentari: è allarme per riso extra UE contaminato

Consumi alimentari in allarme perché, dati alla mano, mai cosi tanto riso straniero è arrivato in Italia come nel 2016. Durante l'anno appena trascorso, infatti, si è registrato un aumento record del 18% delle importazioni che hanno fatto scattare ben 12 allerte sanitarie da contaminazione, a causa degli arrivi di riso e prodotti a base di riso da Paesi extracomunitari in Europa secondo i dati del sistema di allarme rapido comunitario (RASFF). Si tratta di un allarme lanciato da uno studio su dati Istat dal quale emerge che le partite “fuorilegge” pericolose, che mettono in pericolo non solo i consumi alimentari, ma anche la salute dei cittadini, riguardano la presenza irregolare di residui antiparassitari, di aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di OGM proibiti in Italia e in Europa. Un pericolo per i cittadini che si estende a livello comunitario dove nell’ultima campagna di commercializzazione, è stato raggiunto il record di importazioni con l’ingresso in Europa di 1.380.000 tonnellate di riso lavorato, di cui 370.000 dai Paesi Meno Avanzati (P.M.A).

Ormai i due terzi delle importazioni non paga più dazi a causa dell’introduzione del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA (Tutto tranne le armi) a dazio zero. Le importazioni sconsiderate di riso lavorato Indica da questi Paesi stanno facendo crollare la produzione in Italia dove le semine si spostano sulla varietà japonica, con gravi squilibri di mercato che spingono nello stato di crisi anche questo segmento produttivo. L’Italia è ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237mila ettari con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali, ma la situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti ed imprenditori di lavoro nell’intera filiera.

Il riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa, con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero e attraverso interventi comunitari tempestivi ed efficaci nei confronti delle importazioni incontrollate, che prevengano il rischio di perdite economiche per i nostri risicoltori e non agiscano quando i danni si sono già verificati. In tal senso, la clausola di salvaguardia, già rifiutata dalla Ue senza una quantificazione evidente dei  danni, dovrebbe essere applicata con una procedura più efficace dalla UE.