Nel primo anniversario dell’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio con l’Unione Europea (CETA) che avrebbe dovuto fermare le imitazioni delle tipicità Made in Italy, il Canada festeggia con la produzione di ben 5,6 milioni di chili di falso Parmigiano Reggiano (Parmesan), di 4,5 milioni di ricotta locale, di 1,9 milioni di chili di Provolone taroccato ai quali si aggiungono addirittura 72 milioni di chili di mozzarella e ben 364mila chili di un non ben identificato formaggio Friulano, che certamente non ha nulla a che vedere con la Regione più a Nord est d’Italia. È quanto emerge da un'analisi della Coldiretti sulla base degli ultimi dati del Governo canadese relativi ai primi sei mesi del 2018, a un anno dall’entrata in vigore in via provvisoria il 21 settembre 2017 del trattato di libero scambio con il Canada senza che sia stato peraltro ancora ratificato dal Parlamento.
La diffusione del falso Made in Italy di produzione locale riduce lo spazio per i prodotti originali dall’Italia ed è infatti significativa anche la brusca frenata nella crescita delle esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Canada che sono rimaste pressoché stagnanti nel primo semestre del 2018 con un aumento in valore di appena il 2,3% dopo essere balzate di ben 28,7% nel corrispondente semestre del 2017 prima dell’entrata in vigore dell’accordo. Un rallentamento della crescita delle esportazioni Made in Italy che riguarda in realtà l’intero comparto dei formaggi e dei latticini che aumentano del 13% nel primo semestre del 2018 dopo essere cresciuti del 20% nello stesso periodo del 2017, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.
Si tratta di una prima, ma significativa analisi sulla mancata protezione dei marchi Made in Italy da parte dell’accordo di libero scambio siglato dall’Unione Europea nei confronti del quale hanno espresso contrarietà direttamente o attraverso gli schieramenti di appartenenza la maggioranza dei parlamentari italiani, 15 regioni, 18 province 2500 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine. Per l’Italia l’opposizione è giustificata tra l’altro dal fatto che con il CETA per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina, dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele, ma può anche essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada falso Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan.
Un precedente disastroso che è stato riproposto negli altri accordi successivi, da quello con il Giappone a quello con il Messico fino al negoziato in corso con i Paesi del Mercosur che sono grandi produttori di formaggi italiani taroccati.