20 Gennaio 2015

Anno internazionale del suolo: più terra ai giovani

Il 2015 è l’anno dedicato al suolo. La proposta avanzata dalla FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura) e accolta dall’Onu durante la 68° Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 20 dicembre 2013, ha proclamato il 2015 l’International Year of Soils (IYS). Sono numerosi gli obiettivi prefissi dall' anno internazionale del suolo, tra cui il sostegno per la diffusione di informazioni e una maggiore consapevolezza circa il ruolo fondamentale del suolo per il benessere umano: dall’ importanza per la sicurezza alimentare, alla mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Un altro obiettivo primario è quello di promuovere politiche e azioni efficaci per una gestione del suolo, che contribuisca allo sviluppo sostenibile, nonché alla protezione delle risorse dei suoli. “I suoli sono una risorsa quasi dimenticata” ha dichiarato Graziano da Silva, direttore generale della FAO “necessari per il raggiungimento della sicurezza alimentare e della nutrizione, dell'adattamento e della mitigazione del cambiamento climatico, nonché di uno sviluppo sostenibile in generale”. (Fonte: FAO)

Si spera che l’attenzione posta dall’evento mondiale dell’IYS - ma anche della grande vetrina rappresentata dall’Expo 2015 - sia in grado di sensibilizzare riguardo la necessità di ingenti investimenti nelle attività di gestione e tutela dei suoli. È infatti allarmante la costante diminuzione dei terreni destinati all’agricoltura, soprattutto legato al fenomeno della cementificazione. Si stima infatti che negli ultimi 20 anni l’Italia ha perso il 15% della terra destinata all’agricoltura a causa della cementificazione e dell’abbandono delle terre, per un totale di circa 2,15 milioni di ettari. A preoccupare è anche il fenomeno del land grabbing, sempre più diffuso nei paesi in via di sviluppo. Si tratta della vendita, o in alcuni casi dell’affitto, di terreni agricoli inutilizzati a terze parti, quali aziende trasnazionali e governi di altri paesi. Una sorta di neocolonialismo che mette a rischio la sovranità delle popolazioni locali sulle terre cedute e le risorse ad esse collegate - in primis quelle idriche. Sebbene non ci siano dati concordi, la Banca Mondiale ha stimato che sono circa 60 milioni gli ettari di terra (la stragrande maggioranza in Africa) passati nelle mani di multinazionali e governi di altri Paesi in primis la Cina.

Anche l’Italia è stata contagiata dalla febbre per questa corsa alla terra, andando in cerca di fortuna nel continente africano, in particolare il Senegal. Nel nostro Paese i primi segnali di un’inversione di tendenza sono arrivati con il decreto terrevive, a favore degli under 40 che potranno riconvertire ben 5.500 ettari di terreni abbandonati. Si tratta di un primo passo verso una politica più attenta alle aspettative dei tanti giovani che possono ridare slancio e competitività all’agricoltura del nostro Paese. Un passo che deve segnare un cammino costante di politiche volte a favorire un’agricoltura sempre più sostenibile e attenta alle generazioni presenti e future. A tal proposito, un ulteriore passo importante sarebbe rappresentato dall’approvazione di una normativa di carattere generale, ancora assente, che preveda la salvaguardia del suolo da un uso indiscriminato con conseguenze spesso devastanti.

L’agricoltura, infatti, grazie alla spinta delle nuove generazioni, è secondo Maria Letizia Gardoni , Delegato Nazionale dei Giovani Coldiretti, una leva strategica per l’Italia ed è il settore che offre maggiori prospettive lavorative per le nuove generazioni. L’International Year of Soils dovrà rappresentare anche e soprattutto, l’opportunità per permettere a tutti i giovani del mondo che vogliono fare agricoltura, di avere terre fertili a disposizione e strumenti necessari nei propri territori.