Agricoltura e clima, tra loro un legame profondo: le coltivazioni e quindi tutti i prodotti che nascono dalla terra, sono profondamente influenzati dal clima. Per effetto dei cambiamenti climatici di questi ultimi tempi, la coltivazione dell’ulivo in Italia, è arrivata a ridosso delle Alpi; nella Pianura Padana, invece, si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserve e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee; in Sicilia, il nostro giovane agricoltore Andrea Passanisi ha trasformato in opportunità il cambiamento climatico, coltivando nella sua terra, Giarre (ai piedi dell’Etna), i primi avocado Made in Italy, frutto tipicamente tropicale. A Palermo, grazie proprio al microclima e alla posizione soleggiata, la giovane imprenditrice agricola Letizia Marcenò, che ha sempre voluto puntare sulla diversificazione aziendale, è riuscita addirittura a produrre le prime banane nostrane.
E’ quanto afferma la Coldiretti dopo l’allarme dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) sulla concentrazione media di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera, che ha raggiunto il traguardo di 400 parti per milione (ppm) nel 2015 al quale ha fatto seguito un 2016, che si classifica come l’anno più caldo di sempre a livello mondiale, da 137 anni fa quando sono iniziate le rilevazioni, con la temperatura media registrata nei primi nove mesi sulla superficie della terra e degli oceani addirittura superiore di 0,89 gradi celsius rispetto alla media del ventesimo secolo, secondo la banca dati del Noaa, il National Climatic Data Centre, che rileva le temperature sul pianeta dal 1880.
Agricoltura e clima sono ormai oggetto di discussione quotidiana per quanto riguarda il nostro Paese, perché l’effetto congiunto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione degli scambi, ha portato alla diffusione in Italia di parassiti "alieni" mai visti prima, che si sono accaniti sulle produzioni nazionali. Dalla Xylella degli ulivi al cinipide galligeno che ha decimato le castagne, dal punteruolo rosso che ha fatto strage di decine di migliaia di palme alla Tristeza degli agrumi e molti altri come testimonia la recente la biblica invasione nel Nord Italia della “cimice marmorata asiatica” particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all'anno con 300-400 esemplari alla volta. A favorirne la diffusione è stato un autunno particolarmente caldo, con la moltiplicazione degli esemplari che non hanno in Italia antagonisti naturali.
Agricoltura e clima e prodotti tipici: il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy, che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all'ambiente geografico, comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani. L’effetto serra taglia la resa delle colture di orzo e luppolo per la birra in Belgio e Repubblica Ceca e anche i produttori di champagne francesi sono in allarme per l’aumento delle temperature di quasi 1,2 °C negli ultimi 30 anni nella zona di coltivazione, tanto che autorevoli studiosi hanno ipotizzato lo spostamento fino in Inghilterra della zone di coltivazione più idonee. Il vino italiano è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma il caldo ha cambiato anche la distribuzione sul territorio dei vigneti, che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.
A preoccupare è anche il repentino capovolgersi del tempo con i cambiamenti climatici in atto che in Italia si manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi anche con il rapido passaggio dalla siccità all’alluvione, precipitazioni brevi e violente, accompagnate anche da grandine con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle anomalie del tempo.