Agricoltura a rischio nel nord Italia: il livello del fiume Po è più basso di quasi 2 metri, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per effetto di una siccità record in un autunno del tutto anomalo dal punto di vista climatico. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti al Ponte della Becca, dove il livello idrometrico del più grande fiume italiano, è praticamente come quello dell’estate. Dal Piemonte alla Lombardia, dall’Emilia al Veneto la situazione è preoccupante per il bacino idrico del fiume Po, dove si produce il 35% della produzione agricola nazionale e che è fortemente dipendente dalla disponibilità di acqua. Nel triangolo d’oro del riso tra Vercelli, Pavia e Novara dove si concreta la maggiore produzione d’Europa, c’è apprensione per la mancanza di pioggia, ma il problema in prospettiva riguarda anche la coltivazione del mais necessaria all’alimentazione degli animali.
Si tratta peraltro di una realtà che è anche sintomatica delle difficoltà in cui si trova buona parte dell’Italia. Se la siccità ha addirittura innalzato il rischio di incendi nelle zone boschive dell'Alto Adige; erba e arbusti rinsecchiti nella zona nord-orientale della Sardegna, lo stato di criticità è stato rilevato dal sistema di monitoraggio delle riserve idriche nei serbatoi artificiali, con il passaggio dalla fase di preallerta a quello di allerta.
L’assenza di precipitazioni che sta caratterizzato l’autunno, sta provocando un allarme generalizzato sulla situazione dei principali bacini idrici e dei terreni, anche perché sta mancando la neve che rappresenta una importante riserva. Nelle campagne c’è preoccupazione per la mancanza di acqua, necessaria a ristabilire le risorse idriche che sono indispensabili in agricoltura.