La vendita diretta come strumento per la difesa del vero made in Italy. Un obiettivo che Coldiretti persegue da anni attraverso lo sviluppo della rete di Campagna Amica, e che mai come oggi può diventare un’arma utile a contrastare i rischi che comporta la globalizzazione del mercato.
Una realtà quella della Fondazione in costante crescita, come rivelano anche i dati di Coldiretti Emilia Romagna, secondo cui allo stato attuale sarebbero attive sul territorio 756 fattorie, 143 mercati e 29 botteghe. Proprio a Bologna si è tenuto uno dei primi appuntamenti del tour di Campagna Amica, una serie di incontri in cui i dirigenti della Fondazione faranno il punto sulle attività di quella che è oggi la maggiore rete europea di vendita diretta, per ribadire i principi e le regole che stanno alla base del progetto.
“In un’epoca in cui la globalizzazione dell’economia porta a delocalizzare le produzioni e il dumping ambientale, sanitario e sociale spesso è la regola che crea situazioni di concorrenza distorta”, ha affermato il direttore generale Toni De Amicis, “i produttori di Campagna Amica, che credono e investono sul proprio territorio, sono un esempio virtuoso, che utilizza pratiche agronomiche compatibili con la tutela dell’ambiente e della biodiversità, rifiutando la semina di Ogm, impegnandosi a fare qualità a prezzi giusti e rappresentando un grande e importante patrimonio materiale ed immateriale per il nostro Paese”.
Un modello in grado di tutelare e difendere anche i valori della produzione italiana, sempre più a rischio alla luce delle recenti polemiche che hanno riguardato il Parmigiano Reggiano, uno dei prodotti più rappresentativi del made in Italy emiliano.
“Siamo particolarmente preoccupati per il Parmigiano Reggiano”, ha affermato Coldiretti Emilia Romagna, “anche a seguito delle notizie apparse negli ultimi tempi sulla stampa.”
L’associazione ha messo in evidenza come si tratti di campanelli d’allarme che denotano l’intenzione di trasformare il Parmigiano Reggiano da prodotto di alta artigianalità a prodotto industriale. Secondo Coldiretti Emilia Romagna la perdita dei legami con il territorio e l’artigianalità può infatti diventare la strada per giustificare e rafforzare l’idea di chi ritiene che il Parmigiano Reggiano possa essere prodotto in qualsiasi parte del mondo.