Vino, in Europa si brinda solo in farmacia con l’inizio della distillazione partita dalla Francia, dove 200 milioni di litri di vino invenduto diventeranno gel disinfettante o bioetanolo, mentre in Italia manca ancora il decreto applicativo per attuare una misura analoga per oltre 150 milioni di litri di prodotto. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che si tratta di un intervento finanziato dall'Unione Europea per fronteggiare da un lato la carenza di alcool e dall'altro la profonda crisi del vino in Europa dove le vendite sono praticamente dimezzate durante il lockdown.
Se i viticoltori francesi potranno destinare alla distillazione sia vini comuni che quelli per le denominazioni di origine come lo champagne, in Italia il provvedimento riguarda solo i vini comuni e viene accompagnato da interventi previsti dal Dl rilancio come la vendemmia verde per ridurre le rese di quelli di qualità. Interventi importanti sui quali si registra un pesante ritardo nell'attuazione a quasi due mesi dall'inizio della vendemmia quando sarà necessario aver già liberato posto per il vino nuovo nelle cantine.
Quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) registrano un deciso calo dell’attività con un pericoloso allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino italiano dal quale nascono opportunità di occupazione per 1,3 milioni di persone, dalla vigna al bicchiere secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.
A pesare è stata la chiusura forzata della ristorazione avvenuta in Italia e all'estero con un forte calo delle esportazioni dopo il record di 6,4 miliardi di euro nel 2019, il massimo di sempre, pari al 58% del fatturato totale. Ad essere colpita è stata soprattutto la vendita di vini di alta qualità che trova un mercato privilegiato di sbocco in alberghi e ristoranti in tutto il mondo.
In questo contesto dopo le sollecitazioni della Coldiretti va rilevato il recente impegno assunto dal commissario Europeo all'agricoltura Janusz Wojciechowski in una riunione dei coordinatori dei gruppi politici della Commissione agricoltura dell'Europarlamento per mettere a punto misure di emergenza supplementari per i produttori di vino.
L’Italia con 46 milioni di ettolitri si classifica davanti la Francia come il principale produttore mondiale con circa il 70% della produzione destinato a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) e il restante 30% per i vini da tavola. Sul territorio nazionale ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria. Iva agevolata e un credito di imposta per i crediti inesigibili derivanti dalla crisi sanitaria sono alcune delle proposte formulate dalla Coldiretti che è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti.
Ma serve anche sostenere con massicci investimenti pubblici e privati la ripresa delle esportazioni con un piano straordinario di comunicazione sul vino che rappresenta da sempre all'estero un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non.
La Coldiretti ha presentato al Governo il piano salva vigneti con il quale, proprio attraverso la distillazione volontaria, si prevede di togliere dal mercato almeno 3 milioni di ettolitri di vini generici da trasformare in alcol disinfettante per usi sanitari. La misura avrebbe inoltre l’importante effetto di favorire l’acquisto di alcol italiano che sugli scaffali è stato il prodotto che ha registrato il maggior incremento di vendite che sono praticamente triplicate secondo Iri, ma anche di ridurre le eventuali eccedenze produttive. Il piano della Coldiretti prevede anche la vendemmia verde e riduzione delle rese su almeno 100.000 ettari per una riduzione di almeno altri 3 milioni di ettolitri della produzione sui vini di qualità in modo da evitare un eccesso di offerta, considerate le conseguenze della pandemia sui consumi internazionali.