Si parte con i contratti di filiera, il provvedimento fortemente voluto dalla Coldiretti che è pronta a mettere in campo i progetti con Filiera Italia. E’ stato pubblicato infatti sulla Gazzetta ufficiale del 14 marzo il decreto del Mipaaf su “Definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure per l'attuazione dei contratti di filiera previsti dal fondo complementare al Pnrr”. Il budget è di 1,2 miliardi.
Si tratta di contratti che, secondo quanto spiega il provvedimento, devono “favorire processi di riorganizzazione dei rapporti tra i differenti soggetti della filiera, anche alla luce della riconversione in atto nei diversi comparti, al fine di promuovere la collaborazione e l'integrazione fra i soggetti della filiera stessa, stimolare la creazione di migliori relazioni di mercato e garantire prioritariamente ricadute positive sulla produzione agricola”.
“Un decreto he consente di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali. Coldiretti, che lavora da anni su questi obiettivi anche insieme a Filiera Italia, è pronta a presentare progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, dall’olio all’ortofrutta”.
Il contratto di filiera si fonda su un accordo che deve essere sottoscritto tra i diversi soggetti della filiera, operanti in un ambito territoriale multiregionale. Devono essere indicati oltre al soggetto che propone il progetto, gli obiettivi, le azioni, i tempi di realizzazione, i risultati e gli obblighi dei soggetti beneficiari.
Le agevolazioni previste e cioè contributi in conto capitale e/o finanziamenti agevolati sono concessi per contratti di filiera che prevedono programmi con un ammontare delle spese ammissibili tra 4 e 50 milioni di euro.
Possono proporre contratti di filiera le organizzazioni di produttori agricoli e le associazioni di organizzazioni di produttori agricoli del settore agricolo e agroalimentare, le società cooperative agricole e loro consorzi, i consorzi di imprese, le organizzazioni interprofessionali, gli enti pubblici, le società costituite tra soggetti che esercitano l'attività agricola e le imprese commerciali e/o industriali e/o addette alla distribuzione, purché almeno il 51% del capitale sociale sia posseduto da imprenditori agricoli, società cooperative agricole e loro consorzi o da organizzazioni di produttori, le associazioni temporanee di impresa tra i soggetti beneficiari, le reti di imprese.
Il capitale di tali società può essere posseduto, in misura non superiore al 10%, anche da grandi imprese, agricole o commerciali. Sono ammessi anche gli organismi di ricerca e di diffusione della conoscenza.
Rientrano nelle agevolazioni investimenti materiali e immateriali nelle aziende agricole connessi alla produzione agricola primaria; investimenti per la trasformazione di prodotti agricoli e per la loro commercializzazione; investimenti concernenti la trasformazione di prodotti agricoli in prodotti non agricoli; costi per la partecipazione dei produttori di prodotti agricoli ai regimi di qualità e misure promozionali a favore di tali prodotti; progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo.
L’intensità massima dell’agevolazione per gli aiuti agli investimenti materiali e immateriali nelle aziende agricole nelle regioni meno sviluppate e in transizione è del 50% per costruzione, acquisizione e miglioramento dei beni immobili, acquisto di macchinari e attrezzature, acquisizione o sviluppo di progetti informatici, brevetti, licenze, marchi commerciali e diritti d’autore, costi generali per onorari di professionisti per consulenze, per le altre regioni è del 40, mentre è del 30% in tutte le regioni per le spese per acquistare animali da riproduzione.
Per quanto riguarda gli investimenti nel settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli nelle regioni meno sviluppate e in transizione è del 50% per gli investimenti in immobili, per l’acquisto di macchinari, per i costi delle consulenze dei professionisti e per acquisto o sviluppo di programmi informatici, licenze, brevetti, diritti d’autore e marchi commerciali, intensità del 40% nelle altre regioni.
Per gli aiuti alla ricerca intensità fino al 100% per le spese del personale, per i costi delle strumentazioni e attrezzature, per immobili e terreni per il periodo del progetto, per brevetti e conoscenze da fonti esterne alle normali condizioni di mercato, per materiali e forniture direttamente imputabili al progetto.
Ultimo capitolo relativo agli aiuti alle Pmi per la trasformazione di prodotti agricoli in non agricoli. L’intensità massima dell’agevolazione è del 20% dei costi per investimenti per installare un nuovo stabilimento, ampliarlo, diversificare la produzione e trasformare i processi produttivi, del 50% per i costi relativi a locazione, e stand per la partecipazione alle fiere. Per gli aiuti finalizzati a promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili si va dal 30 al 45%.
Gli interventi devono essere realizzati entro quattro anni dalla data di sottoscrizione del contratto di filiera e comunque non oltre i termini indicati nei singoli provvedimenti.