“Una occasione per superare lo storico squilibrio nei fondi europei assegnati al settore primario con l’Italia che è superata da Francia, Germania e Spagna, nonostante sia il primo Paese europeo per valore aggiunto, numero di imprese agricole e qualità delle produzioni con 305 specialità a denominazione di origine riconosciute a livello comunitario e il primato nelle aziende biologiche”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare le dichiarazioni Ministro dello sviluppo Economico Stefano Patuanelli sul fatto che “con il Recovery fund e le dotazioni canoniche che l'Ue usa per vari asset, l'Italia per la prima volta da contributore netto diventerà ricettore netto nel prossimo triennio".
“Per superare il gap competitivo nei confronti degli altri Paesi l’agroalimentare va incluso nei progetti strategici da realizzare con le risorse del Recovery Fund” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “la necessità di superare i limiti alla capacità di investimento nel comparto agricolo ed alimentare”.
Il Recovery Fund – sostiene Prandini - è importante per recuperare i ritardi accumulati nelle infrastrutture, dai trasporti alla logistica fino alle energie rinnovabili, che penalizza le produzioni agroalimentari nazionali rispetto ai concorrenti. E poi, spazio all’internazionalizzazione, agli investimenti in nuovi mercati, ma senza trascurare quelli consolidati come gli Stati Uniti che – conclude Prandini - rappresenta un partner centrale per l’agroalimentare Made in Italy.
Una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all'andamento della produzione industriale a luglio evidenzia un calo dell’8% rispetto allo scorso anno. A tenere solo settore alimentare, con una produzione che rimane praticamente stabile (-0,4%) rispetto allo scorso anno grazie all'impegno di 730mila aziende agricole e 70 mila industrie alimentari che non hanno mai smesso di lavorare per garantire le forniture di cibo e bevande agli italiani. La filiera agroalimentare è diventata la prima ricchezza del Paese con 538 miliardi di valore dimostrando una maggiore resistenza al drammatico impatto dell’emergenza sanitaria.
Quella agroalimentare è una realtà allargata dai campi agli scaffali che garantisce 3,8 milioni di posti di lavoro e vale il 25% del Pil. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che viene quotidianamente rifornita dalle campagne italiane dove stalle, serre e aziende hanno continuato a produrre. Una filiera che ha registrato una continua crescita dell’export raggiungendo la cifra record di 44,6 miliardi di euro nel 2019, secondo l’analisi Coldiretti sui dati Istat.