Menu di Natale all'insegna del Made in Italy: sulle tavole delle festività di tutto il mondo, infatti, con l’export di vini, spumanti, grappa e liquori, panettoni, formaggi, salumi, ma anche caviale arrivano le prelibatezze nostrane, che solo per il periodo di Natale, raggiungono i 3,2 miliardi di euro. Questi dati, che rappresentano un vero e proprio successo della nostra produzione agroalimentare, sono emersi da una recente analisi sulla base delle proiezioni relative al mese di dicembre 2016 su dati commercio estero dell’Istat. Ad aumentare è il valore delle esportazioni di tutti i prodotti più tipici del Natale, dallo spumante (+24%) al caviale (+3%), fino ai panettoni (+1%), ma crescono anche i vini (+3%) i salumi (+8%) e i formaggi (+7%).
Immancabile nel menu di Natale è, appunto, lo spumante italiano: mai così tanti brindisi come quest’anno e in tutto mondo saranno Made in Italy, con la domanda che è cresciuta in valore del 46% in Gran Bretagna e del 31% negli Stati Uniti, che si classificano rispettivamente come il primo e il secondo mercato di sbocco delle bollicine italiane, che vanno forte anche in Francia, patria dello champagne, dove si registra un aumento degli acquisti del 57%. Si tratta di risultati che trainano l’intero settore dei vini per i quali si registra complessivamente un aumento del 3% in valore dell’export. Ad essere richiesti sono anche il caviale Made in Italy, che continua la crescita fatta registrare sui mercati internazionali nel giro di un appena un decennio e, incassa un ulteriore +3%. I dolci nazionali come panettoni e altri prodotti della pasticceria tipica delle feste, sono in aumento dell’1% in valore. In salita anche la domanda di formaggi italiani, che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 7%.
“Il record fatto segnare sulle tavole del Natale straniere è significativo delle grandi potenzialità che ha l’agroalimentare italiano che traina la ripresa dell’intero Made in Italy”, ha affermato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l'andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della agropirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All'estero - afferma Moncalvo - sono falsi 2 prodotti alimentari di tipo italiano su 3. A questa realtà se ne aggiunge pero’ una ancora più insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping, che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta”.