Il maltempo ha sconvolto i cicli vegetativi delle piante, ma anche la vita degli animali nelle campagne dove nelle regioni del nord è caduta il triplo di pioggia. Nella penisola si sono comunque verificate nel mese di luglio il 74% di precipitazioni in più e circa mezzo grado di temperatura in meno rispetto alla media 1971-2000. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sugli effetti di un’ estate in tilt. Per effetto della pioggia, del vento e del freddo le condizioni sono proibitive per gli animali in alpeggio dove nelle vallate i continui temporali hanno impedito di fare fieno e le temperature rigide hanno ridotto la crescita dell’erba, riducendone la quantità a disposizione delle mandrie.
Il brutto tempo ha colpito duramente sia le aziende stanziali, sia quelle che ancora seguono la transumanza, con effetti in termini di produzione di latte e di accrescimento dei singoli capi. Vita dura anche per le api costrette a restare a terra e a rimetterci è la produzione di miele che potrebbe subire un calo fino al 70% nel nord e nel sud Italia, mentre nel centro si parla di un taglio del 40%. Le piogge intense, unite alle basse temperature, hanno affaticato anche le api, tanto che il raccolto di miele italiano rischia di essere seriamente compromesso e disomogeneo per aree.
A preoccupare, se le condizioni di maltempo dovessero perdurare, sono anche gli effetti sull’agricoltura e sulla produzione di tutti quei prodotti che comunemente si portano in tavola, la cui impollinazione dipende dalle api, dalle mele alle mandorle, dalle pesche alle pere, dalle melanzane all’uva, dai cetrioli alle fragole. Se mucche e pecore non possono andare al pascolo gravissima è anche la situazione sui terreni allagati, dove è impossibile effettuare le attività di raccolta e quelle di semina dei nuovi cicli di ortaggi. Preoccupano soprattutto i danni diretti causati alle colture e alle stesse strutture aziendali.
Attesa anche per la vendemmia che dipenderà molto dalle condizioni che si verificheranno nei prossimi giorni, ma già adesso si conta un aumento dei costi di produzione per difendere viti e alberi da frutto.
Ai danni diretti sulle coltivazioni si sommano quelli indiretti provocati dal calo di consumi dei prodotti stagionali come la frutta e verdura, a causa delle condizioni climatiche non favorevoli con un conto per l' agroalimentare ed il turismo che supera il miliardo di euro.