Con il maltempo delle ultime ore è caduto il 21% di pioggia in più in una primavera sconvolta da nubifragi, bombe d’acqua, grandinate, trombe d’aria e violenti temporali che hanno colpito a macchia di leopardo la Penisola. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti del clima in una stagione anomala che ha provocato nei campi danni per mezzo miliardo di euro dall'inizio dell’anno, sulla base dei dati Isac Cnr.
L’andamento anomalo di quest’anno conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Le precipitazioni primaverili sono importanti per ristabilire le scorte idriche necessarie per l’estate, ma l’acqua per poter essere assorbita dal terreno deve cadere in modo continuo e non violento. Gli acquazzoni invece aggravano i danni provocati con smottamenti e frane come quella di Bussoleno in Valsusa, dove sotto accusa è anche – secondo la Coldiretti – l’assenza di interventi nelle aree boscate interessate dagli incendi dell’autunno scorso necessari per cercare di rallentare e regimare lo scorrimento delle acque piovane. Nubifragi e grandine hanno colpito da nord a sud del Paese con danni alle coltivazioni quali vite, frutta, ortaggi, mais, barbabietole e frumento a pochi giorni alla mietitura, ma a rischio sono anche gli animali per l’intensità della pioggia che ha provocato delle frane trascinando fango e acqua nelle stalle.
La grandine in questa fase è l’evento più temuto dagli agricoltori perché causa danni irreversibili e provoca la perdita dell’intero raccolto dopo un anno di lavoro. Quest’estate mancherà dagli alberi un frutto su quattro, dalle albicocche alle ciliegie, dalle pesche alle nettarine fino alle susine secondo una stima della Coldiretti.
In pericolo è anche la stabilità idrogeologica perché i cambiamenti climatici si abbattono su un territorio più fragile dove sono 7145 i comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, l’88,3% del totale. Un risultato provocato da un modello di sviluppo sbagliato che negli ultimi 25 anni – conclude la Coldiretti – ha ridotto a meno di 13 milioni di ettari le aree agricole a vantaggio dell’abbandono e della cementificazione.