Nel 2014 la produzione di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo ha sorpassato per la prima volta quella degli originali, provocando addirittura il calo del valore delle esportazioni, in controtendenza al record fatto segnare all’estero dall’agroalimentare Made in Italy, ma anche ai positivi risultati registrati da altri formaggi, dal Pecorino al Gorgonzola. È l’allarme lanciato da Coldiretti in vista dell’Expo, nel Dossier sul mercato del Parmigiano Reggiano, tra crisi ed opportunità presentato in occasione della mobilitazione di giovedì 5 marzo 2015 che ha visto in prima linea il popolo del Parmigiano, con migliaia di produttori, casari, stagionatori, gastronomi e consumatori. Sotto accusa la moltiplicazione selvaggia delle imitazioni in tutti i continenti, che sono state smascherate e messe alla gogna con la prima operazione verità realizzata a 3 anni di distanza dal sisma, che ha colpito duramente il sistema produttivo del formaggio italiano più noto al mondo.
Nel 2014 la produzione delle imitazioni del Parmigiano e del Grana ha superato i 300 milioni di kg, circa la metà realizzati negli Stati Uniti: dal falso parmigiano vegano a quello prodotto dalla Comunità Amish, dal Parmesan (vincitore addirittura del titolo di miglior formaggio negli Usa) al kit che promette di ottenerlo in casa in appena 2 mesi.
Dopo l’embargo, in Russia si è iniziato a produrre il parmigiano in cirillico, mentre già conosciuti e diffusi sono il Parmesao brasiliano, il Reggianito argentino e il Parmesan Perfect italiano, ma prodotto in Australia. E sono solo alcuni degli esempi di falsificazioni portate in piazza, che tolgono spazio di mercato al prodotto originale.
Se gli Stati Uniti sono i leader della falsificazione con le produzioni in Wisconsin, California e New York, le imitazioni sono molto diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche nei Paesi emergenti. L’allarme coinvolge anche il mercato europeo e l’Italia, dove sono arrivati i cosiddetti similgrana di bassa qualità, spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine – prevalentemente da Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia. Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Parmigiano Reggiano e Grana Padano, che devono essere ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione.
In questo contesto è particolarmente significativo il piano per l’export annunciato dal Governo, che prevede per la prima volta azioni di contrasto all'Italian sounding, che trova nel Parmigiano Reggiano e nel Grana Padano la maggiore espressione a livello internazionale.
Occorre però cogliere l’occasione della trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), che è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agro-alimentari Made in Italy dalla contraffazione alimentare e dal cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding, molto diffuso in Usa, che rappresenta il primo mercato di falsificazione del Parmigiano e del Grana. A questa realtà se ne aggiunge una ancora più insidiosa: l’Italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima (latte, carni, olio) dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come Made in Italy, senza lasciare traccia sulla reale provenienza attraverso un meccanismo di dumping, che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta.