21 Novembre 2021

Etichetta nutrizionale a Colori: 85% dei prodotti Made in Italy bocciati

Etichetta a colori - Olio extravergine d’oliva, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma e Gorgonzola sono solo alcuni dei prodotti di qualità del Made in Italy bocciati senza appello dall’etichetta a colori che sta avanzando in Europa. A denunciarlo è la Coldiretti, che in occasione della XIX Edizione del Forum Internazionale dell’Agroalimentare  ha allestito la prima tavola delle eccellenze agroalimentari italiane che potrebbero sparire dalle tavole mondiali se dovessero affermarsi le nuove etichette a colori che escludono dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

Si tratta di etichette a colori che si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni e dell’equilibrio nutrizionale non del singolo prodotto quanto piuttosto tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera.

L’etichetta nutrizionale a colori boccia peraltro ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare, soprattutto nel tempo del Covid. Si tratta di prodotti, soprattutto formaggi e salumi, che sono il frutto del lavoro di generazioni la cui ricetta non puo’ essere cambiata.

Si tratta di un modello che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti proprio come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi. Un'anomalia che sta facendo allargare il fronte dei Paesi contrari nella Ue, con perplessità che stanno crescendo particolarmente in Spagna, dove il Senato ha chiesto al Governo di bloccare l’adozione del Nutriscore poiché provocherebbe “incertezza negli operatori del settore agroalimentare e confusione nel consumatore”, e in Francia, dove il ministro dell’Agricoltura ha dichiarato che «è necessaria una revisione della metodologia su cui si basa il sistema, perché determina classificazioni che non sono necessariamente conformi alle abitudini alimentari».

L’Italia si sta muovendo con intelligenza per rafforzare ulteriormente una coalizione a supporto di un sistema armonizzato, che sia diverso dal Nutriscore e che vada a rivedere alcuni dei principi e idee alla base del sistema francese, supportata anche formalmente al momento da Repubblica Ceca, Romania, Cipro, Grecia e Ungheria. “Ora la battaglia si sposta in Europa, per evitare un grave danno per il sistema agroalimentare italiano proprio in un momento in cui potrebbe essere l’elemento di traino di un piano strategico di internazionalizzazione per far crescere la presenza del Made in Italy sui mercati stranieri”.