5 Febbraio 2020

Coronavirus, l’emergenza mette a rischio 460 mln di export tricolore

Coronavirus, il clima recessivo provocato dall'emergenza si estende dai mercati finanziari a quelli delle materie prime fino al commercio reale con una brusca frenata delle esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy in Cina dopo aver fatto segnare il record storico nel 2019 per un valore stimato in 460 milioni di euro, con un aumento del 5% grazie alla progressiva apertura del gigante asiatico a stili di vita occidentali. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle proiezioni su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2019.

A conferma dell’allarme sul freno agli scambi internazionali con i vincoli ai trasporti per cercare di contenere il contagio, la notizia che buyer cinesi sono stati costretti a disertare la Fruit Logistica di Berlino, la principale fiera mondiale dell’ortofrutta a causa delle quarantene nelle città e del blocco precauzionale di voli con il gigante asiatico. Alla fiera erano attesi 100 espositori cinesi che hanno cancellato la loro presenza a causa della diffusione del coronavirus. Di fatto, come misura precauzionale, le autorità tedesche hanno imposto a ogni partecipante alla fiera di compilare una dichiarazione obbligatoria allo scopo di identificare coloro che sono a rischio coronavirus come chi negli ultimi 14 giorni ha fatto un viaggio nella provincia di Hubei o è entrato in contatto con persone con un'infezione confermata da coronavirus e con sintomi tipici come febbre, tosse e fiato corto. Se un partecipante appartiene al gruppo a rischio o non compila il modulo di dichiarazione non può entrare negli spazi della fiera.

La Cina è il principale importatore di prodotti ortofrutticoli freschi a livello mondiale con 1.314.985 tonnellate di frutta fresca e 139.204 tonnellate di verdura fresca importate, mentre la UE è al secondo posto negli acquisti con 361.289 tonnellate di frutta fresca e 1.083.249 tonnellate di verdura fresca secondo elaborazione Coldiretti su dati FAO.

L’impatto dell’emergenza coronavirus sui mercati agroalimentari colpisce l’Italia anche indirettamente come dimostra il fatto che le quotazioni della soia sono crollate per nove giorni consecutivi al Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale del commercio delle materie prime agricole, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che il prezzo della soia sul mercato futures è sceso di circa il 10% dall'inizio dell’anno sull'onda delle crescenti preoccupazioni sul calo della domanda del mercato cinese.

“L’emergenza coronavirus sugli scambi internazionali è una situazione preoccupante perché rischia di frenare anche il lavoro fin qui fatto sui protocolli bilaterali per l’esportazione di prodotti Made in Italy in Cina” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “al momento per quanto riguarda la frutta fresca l’Italia può esportare in Cina solo kiwi e agrumi mentre sono ancora bloccate le mele e le pere oggetto di uno specifico negoziato”.

Una situazione che va attentamente monitorata dall'Unione europea per salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali, dagli accordi di libero scambio alle guerre commerciali come i dazi di Trump, la Brexit o l’embargo con la Russia.