Durante lo scorso fine settimana abbiamo assistito a un nuovo innalzamento delle temperature, proprio dopo un 2014 che si è caratterizzato per un clima particolarmente anomalo. L’anno appena trascorso ha infatti battuto tutti i record italiani, classificandosi come il più caldo della storia dal 1880 - ovvero da quando esistono i rilevamenti climatici -, ma anche particolarmente piovoso (39° posto), con il 16% di pioggia in più rispetto alla media. Secondo i dati Isac Cnr, stiamo assistendo a cambiamenti climatici che hanno causato lo sconvolgimento delle stagioni, provocando pesanti effetti sulla natura.
Nel 2014 si è rilevata una temperatura superiore di 1,45 gradi rispetto alla media, data dall’alternarsi di un’estate molto fresca e del caldo eccezionale del periodo autunnale e invernale. Il connubio di caldo anomalo e pioggia ha avuto conseguenze negative sui raccolti Made in Italy, che hanno registrato un crollo produttivo su molti prodotti alla base della dieta mediterranea:
Siamo di fronte ai drammatici effetti di un clima che vede ogni anno il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali, intense precipitazioni, ma anche l’aumento dell'incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti che colpiscono l’agricoltura. Tutti sintomi della crescente tendenza al surriscaldamento del pianeta, di cui è sintomo il progressivo innalzamento delle temperature degli ultimi anni. In Italia, i 10 anni più caldi dal 1880 ad oggi sono quasi tutti successivi al 2000, come riportato nella seguente tabella.
ANNO |
AUMENTO TEMPERATURE (°C) |
1) 2014 |
+1.45 |
2) 2003 |
+1.37 |
3) 2007 |
+1.33 |
4) 2012 |
+1.31 |
5) 2001 |
+1.29 |
6) 1994 |
+1.11 |
7) 2009 |
+1.01 |
8) 2011 |
+0.98 |
9) 2000 |
+0.92 |
10) 2008 |
+0.89 |
Fonte: dati ISAC-CNR
Nel lungo periodo, sono numerose le conseguenze che i cambiamenti climatici comportano per l’agroalimentare nazionale. Il riscaldamento globale sta provocando il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi e l'invecchiamento dei vini. Negli ultimi 30 anni, il vino italiano è infatti aumentato di un 1 grado. Si è verificato anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture. Ne è esempio lampante l'olivo, che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi, mentre nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di grano duro per la pasta e di pomodoro destinato a conserva, entrambe colture tipicamente mediterranee.
Una situazione che di fatto mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy, che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all'ambiente geografico, dato da una combinazione unica di fattori naturali e umani.