Sono almeno 5.000 i locali della ristorazione nelle mani delle agromafie nel nostro Paese, che approfittano della crisi economica per penetrare in modo sempre più massiccio e capillare nell’economia legale. È quanto si rileva in relazione al blitz dell'antimafia in zona Pantheon a Roma, che ha portato al sequestro di 2 ristoranti gestiti dalla ‘Ndrangheta, a conferma del fatto che quello della ristorazione per le organizzazioni criminali è uno dei settori maggiormente appetibili. Dai campi alla tavola, le agromafie fatturano in Italia un importo di 15,4 miliardi, in crescita del 10% solo nell’ultimo anno, perché si tratta di attività appetibili anche in tempi di crisi. La criminalità organizzata in alcuni casi possiede addirittura franchising, forti dei capitali assicurati dai traffici illeciti collaterali.
Un business particolarmente fiorente, che permette di aprire in breve tempo decine di filiali in diversi paesi del mondo, come è emerso dal III Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Vi sono attività pulite che si affiancano a quelle sporche, avvalendosi degli introiti delle seconde, assicurandosi così la possibilità di sopravvivere anche alle incerte oscillazioni del mercato e alle congiunture economiche sfavorevoli, ma anche di contare su un vantaggio rispetto alla concorrenza, la disponibilità di liquidità, e di espandere gli affari. Acquisendo e gestendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi, le organizzazioni criminali hanno anche la possibilità di rispondere facilmente a una delle necessità più pressanti: riciclare il denaro frutto delle attività illecite. Se Cosa Nostra manifesta un particolare interesse nei confronti dell’acquisizione e della costituzione di aziende agricole, ma anche della grande distribuzione alimentare (centri commerciali e supermercati), la Camorra mira a tutto il settore agroalimentare e alla ristorazione in modo specifico, mentre la ’Ndrangheta, per infiltrarsi nel comparto agroalimentare, sfrutta in particolar modo le connivenze all’interno della Pubblica amministrazione.
Le attività ristorative sono dunque molto spesso tra gli schermi legali, dietro i quali si cela un’espansione mafiosa sempre più aggressiva e sempre più integrata nell’economia regolare. La politica imprenditoriale della mafia moderna si caratterizza per una vocazione colonizzatrice e una struttura tentacolare, di crescente complessità. Grazie a una collaudata politica della mimetizzazione, le organizzazioni riescono a tutelare i patrimoni finanziari accumulati con le attività illecite. Si muovono ormai come articolate holding finanziarie, all’interno delle quali gli esercizi ristorativi rappresentano efficienti coperture, con una facciata di legalità dietro la quale è difficile risalire ai veri proprietari e all’origine dei capitali.
Le operazioni delle Forze dell’ordine indicano con chiarezza gli interessi di tutte le organizzazioni criminali nel settore agroalimentare, ma anche in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda.