In agricoltura sono stati venduti 2,2 milioni di voucher nel 2015, che sul totale complessivo di 115 milioni rappresentano appena l'1,9%. E' quanto emerge da una analisi Coldiretti in occasione delle modifiche alla disciplina dei voucher lavoro introdotte dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro.
I voucher sono stati introdotti per la prima volta in Italia in agricoltura con la vendemmia 2008, per far fronte alle specificità di un settore fortemente condizionato dalla stagionalità della raccolta e dall'andamento climatico.
Da allora il loro utilizzo e stato esteso ed ora è divenuto nettamente prevalente nei settori dell'industria e del terziario che ne assorbono la stragrande maggioranza. Le modifiche introdotte con l'estensione del limite a 7000 euro per l'utilizzo in agricoltura dei voucher unitamente al limite dei sette giorni per la durata massima della singola prestazione, rappresentano una risposta positiva alle esigenze di trasparenza del settore agricolo, che ha saputo dimostrare in questi anni come l'utilizzo dei voucher non abbia destrutturato il mercato del lavoro, ma al contrario lo abbia completato.
I dati occupazionali riferiti al 2015 dimostrano un aumento del 2,2% delle unità di lavoro nel settore agricolo, risultato dall'incremento sia delle unità dipendenti (+2,8%) che di quelle indipendenti (+1,9%), nonostante la crisi economica che lo ha colpito. Anche i dati del primo trimestre 2016 confermano questo trend positivo con l'agricoltura che si classifica come il settore che fa segnare il maggior aumento delle ore lavorate, con un incremento record del 5,8% annuale che è praticamente il triplo di quello medio fatto registrare per l'intera economia.