Giuseppe Mancuso è il più isolano tra gli isolani in quella Ustica che guarda all'isola Siciliana come fosse la terra ferma. «Non ho inventato nulla, ho solo fatto quello che qui si è sempre fatto. Poi l'ho comunicato». Essere il più isolano significa sfruttare ogni centimetro di questa preziosa e faticosa terra piena di pietre e di nutrimento. I terreni di Ustica sono terrazzamenti, anzi, terrazze sul mare, raggiungibili prevalentemente senza mezzi meccanici.
Ma quali altri legumi avrebbero mai potuto conquistare lo spazio e il palato degli astronauti se non le lenticchie più preziose d'Italia? Ed ecco che Agrotec, lazienda che si occupa dell'approvvigionamento degli esploratori spaziali, bussa alla porta di Giuseppe e presto quelle lenticchie saranno una zuppa spaziale. Da qui il lancio nello spazio e nel mercato. A partire da quel giorno non ci sono legumi che bastino a Ustica. Basti pensare che 10 anni prima si coltivavano meno di un terzo dei terreni che vengono lavorati oggi.
Ecco perché Giuseppe Mancuso si è attrezzato di zappetta e asino per fare rinascere e rilanciare la preziosa lenticchia di Ustica, quella che vale e costa più di dieci volte le altre lenticchie italiane.
Lui, come al tempo dei coloni, ha ricevuto la sua particella di terreno e quella bustina di semi, tramandata da generazioni, che oggi si traduce nel campione più uniforme tra i frutti raccolti l'anno precedente per essere seminato l'anno successivo. Qui nella bocca del vulcano spento, i terreni sono neri e privi di ogni contaminazione, non si usano diserbanti nè concime inorganico, ecco perché i legumi raggiungono un livello di qualità impensabile in altri luoghi. Quando si dice che non c'è innovazione se non sai guardarti indietro.