Chi arrivava qui, fino a pochi anni fa, trovava uno dei tanti relitti architettonici abbandonati del sud. Era una comunità di recupero per tossicodipendenti divorata dalla vegetazione e dall’incuria. Cinque donne, tutte ritornate al sud dopo varie esperienze fuori, anche all’estero, vogliono ricostruire il senso di comunità, oltre all’architettura di quella ex comunità.
Qui è nato un laboratorio rurale partecipato, che guarda all’agricoltura coniugandola al sociale. Recuperare le vecchie colture come la canapa, o ancora lo zafferano o le erbe aromatiche, è una occasione di impresa ma anche di partecipazione della gente del luogo. È un modo per generare nuovi progetti e nuove visioni. È così che qui giungono delegate dei paesi del Mediterraneo per confrontarsi sulla nuova imprenditorialità al femminile in campo agricolo, come studenti di 25 paesi stranieri che nell’ambito del progetto Erasmus Plus, vengono qui, a Luna per ridisegnare l’innovazione che ha il colore verde ma è l’anima sociale.
Luna è anche l’universo dei bambini che ristabiliscono una relazione feconda con la natura, o degli adulti che intendono praticare yoga, o dei giovani che vogliono sfruttare la sala prove o organizzare concerti, come quelli che amano prendere un caffè nell’orto. Luna è scrittura creativa, residenza artistica, o laboratorio per esercizi di conversazione con locali e stranieri, crocevia di baratto di vestiti usati, o scuola musicale. Luna è la piazza che manca in città.