A cercare chi ti insegna a realizzare un tetto di paglia è come cercare l’ago. Appunto nel pagliaio. Lo sa bene Fabrizio, che ha girovagato lungo le Alpi per aggiungere anche questo sapere nel suo curriculum di artigiano agricoltore. E ce l’ha fatta. Ora per tutti gli altri è molto più semplice.
Basta venire in Piemonte e imparare, da lui, come si fa. Infatti la sua straordinarietà stato proprio nel fatto di mantenere una continuità nella tradizione. Non li facciamo per gli altri, o almeno non li facciamo ancora. Ma insegniamo a farli. Perché il tetto di paglia nasce proprio così: veniva coltivata la segale vicino all’abitazione su cui costruire il tetto. E quindi, tagliata, lavorata e poi posata sul telaio.
È ecologico, può durare 50 anni, leggero fino a potere essere considerato antisismico, ma anche isolante termico e se la pendenza e lo spessore sono giusti resiste al dilavamento dell’acqua e consente lo scivolamento della neve. Fabrizio insegna la tecnica che chiude la filiera dalla semina della segale, al taglio, fino alla realizzazione dei fasci, i covoni rigorosamente legati a mano, con la parte appunto meno nobile, ovvero la paglia. Quindi la battitura per eliminare la granella che va alla macinazione, la pettinatura per una ulteriore selezione, la pareggiata e la posa del tetto vero e proprio.
È un’alchimia incredibile quella che la natura gioca con chi si appresta a una simile esperienza. Fabrizio è pronto a farla vivere per chi ha voglia di lasciarsi proteggere dai suoi delicatissimi tetti di paglia.