Carmine non ha soltanto ripreso una antica cultura ma ha coniato un termine, restanza, che significa restare, errando. Non c'è miglior modo di rimanere, se non continuando a fare viaggiare la mente. È in questo andare rimanendo, che Carmine ha scoperto il fagiolo della levatrice o fagiolo della fertilità, che qui, in Molise, arrivò quando una levatrice dell'Emilia Romagna, cominciò a diffondere l’usanza di distribuire un sacchetto di questi fagioli alle donne che desideravano diventare madri. Col tempo, però, questo fagiolo sparì da queste terre. Carmine ne recupera una manciata e ne celebra il ritorno. La sua scelta risponde anche a una esigenza di rotazione delle colture destinate a cereali, per cui si rende necessario il ricorso a un legume. Oggi l'antico seme della levatrice, è catalogato alla banca del germoplasma, rinasce e fa rinascere una coltura, una tradizione, un racconto che è tipicità, resilienza, appartenenza e testimonianza di culture antiche e attuali, stanziali e migranti. Un tesoro capace di restituire, a questa comunità, una ricchezza in via d'estinzione, alle loro tavole i profumi e il gusto di un tempo e a questi orti, un disegno che era scomparso e che ora sagoma i prati e i pascoli dei borghi molisani. Fiero, di rigore, custode della memoria, capace di resistere alla siccità, questo fagiolo che viene dal passato vuole continuare a essere seme.