È sul peschereccio Adriana III che i pescatori diventano custodi del mare. Dopo lunghe ore e infinite miglia di navigazione, dopo aver visto evidenti segni di sofferenza e un aumento dell’inquinamento marino che rischiava di finire anche sulle tavole di consumatori, si è scelto di dedicare del tempo a pratiche ecologiche. Così, le poche ore destinate al riposo, dopo avere tirato a bordo le reti e messo in ghiacciaia il pescato, una volta svuotata la “saccata”, avviene la cernita del pesce e la raccolta di tutto il materiale plastico che verrà poi stoccato all’interno di una vera e propria isola ecologica mobile composta da diversi contenitori. La pratica tristemente nota è quella di restituire alle acque quanto hanno appena consegnato all’uomo. Ma il peschereccio si è impegnato, facendosi carico di costi e sforzi, di selezionare la plastica dal pesce e di trasportarla a terra per affidarla a chi di dovere. Questa pratica, così come la tipologia di maglia utilizzata con le reti e il periodo di fermo dell’attività in mare per consentire il ripopolamento del pescato, rientra tra le attività di tutela del mare. Periodi di sospensione dell’attività che volontariamente questi marinai aggiungono a quello imposto dalle regole. La fatica quotidiana è impegno ecologico, per garantire un futuro.