E’ dai più elementari gesti, dal prendersi cura, che si può generare rinascita. Ci si dà appuntamento di buon’ora al mattino, per la pulizia delle stalle e degli ambienti dedicati al pubblico, poi si va al campo, si coltivano le primizie di stagione, ci si prende cura della terra affidata alle braccia di questi insoliti agricoltori. Poi è il momento del confezionamento e della vendita.
Alle porte di Milano, Stefano Piatti, dopo aver approfondito nel percorso di tesi della facoltà di Giurisprudenza, lo studio di un’esperienza innovativa di gestione penitenziaria in Brasile, decide di tornare nel suo territorio e offrire una opportunità ai ragazzi svantaggiati di casa propria. La terra è la premessa e lo strumento per una scommessa delle più incredibili: ottenere l’eccellenza di un prodotto, attraverso il lavoro di persone in condizione di detenzione, ma anche soggetti con disagi psichici, ex tossicodipendenti e ragazze madri.
Si chiama San Giuda, patrono dei miracoli impossibili. Un nome che qui è un programma riuscito. I ragazzi candidati al recupero arrivano da situazioni di difficoltà attraverso accordi con le istituzioni, oppure attraverso il terzo settore che opera nel territorio. Oggi qui si alleva e si trasforma carne di altissima qualità, si producono insaccati e anche ortaggi. Soprattutto si coltivano opportunità. I consumatori sono entusiasti di questi prodotti perché sanno che l’altissima qualità riflette anche un importante impegno sociale. Ed è riscatto autentico, che favorisce opportunità di trovare occupazione dopo il periodo di collaborazione, sia in azienda che tra le numerose imprese amiche. L’agricoltura è in grado di fare anche questo.