In sei mesi di scosse sismiche si conta una vera strage con oltre diecimila animali morti, feriti e abortiti nelle aree colpite dal terremoto e anche dal maltempo. Il crollo delle stalle che evidentemente non hanno retto il peso della neve, ha costretto diversi capi di bestiame al freddo e al gelo. Questi dati sono emersi da un monitoraggio sugli effetti del terremoto a sei mesi da quel tragico 24 agosto, dal quale si stima che non più del 15% degli animali “sfollati” possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate. Gli allevatori oggi, non sanno ancora dove poter ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e di morire, o nelle strutture pericolanti, mentre si è ridotta del 30% la produzione di latte per lo stress provocato sia dal freddo che dalla paura delle scosse. Occorre colmare in modo urgente i ritardi accumulati nella realizzazione delle nuove stalle, ma anche completare gli allacci della luce e dell’acqua in quelle strutture che sono state già consegnate. Vanno peraltro denunciati i problemi tecnici rilevati sulle stalle mobili già realizzate, tra allagamenti, qualità dei materiali e inadeguatezza di alcune soluzioni. Solo in questo modo sarà possibile consentire l'ingresso degli animali e fermare la strage di mucche e pecore costrette per mesi a restare al freddo.
Ma serve anche l'arrivo dei fondi annunciati per dare ossigeno alle imprese agricole strette fra danni, crollo della produzione e calo del mercato. Anche per l’effetto terremoto l’agricoltura è stato l’unico settore che ha fatto registrare un calo congiunturale del valore aggiunto nell’ultimo trimestre del 2016. Sono migliaia le aziende agricole nei territori terremotati dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre centomila animali tra mucche, pecore e maiali, secondo una stima che sottolinea anche la presenza di un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo. Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l’attività produttiva nelle campagne mentre lo spopolamento ha ridotte le opportunità di mercato.
“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento”, ha precisato Moncalvo nel sottolineare l’esigenza che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”. Sotto il coordinamento di una apposita task force sono state avviate numerose iniziative assieme all’Associazione Italiana Allevatori e ai Consorzi Agrari che hanno consentito anche la consegna di mangiatoie, mangimi, fieno, carrelli per la mungitura, refrigeratori e generatori di corrente oltre a roulotte, camper e moduli abitativi. Anche l’operazione “adotta una mucca” per dare ospitalità a pecore e mucche sfollate a causa dei crolli delle stalle, “dona un ballone” di fieno per garantirne l’alimentazione e la “caciotta della solidarietà” con il latte degli allevatori terremotati e degli altri prodotti in vendita nei mercati di Campagna Amica per garantire uno sbocco di mercato dopo lo spopolamento forzato dei centri urbani colpiti dal sisma. Per aiutare le aree rurali è anche attivo uno specifico conto corrente denominato COLDIRETTI PRO-TERREMOTATI (IBAN: IT 74 N 05704 03200 000000127000) dove indirizzare la raccolta di fondi.