“Il mondo si è fermato sull’orlo del precipizio con il 2015 che si appresta a conquistare il primo posto degli anni più caldi di sempre, alla testa di una classifica che vede peraltro tutti e dieci gli anni più caldi della storia successivi al 2000". E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel commentare il testo dell’accordo alla conferenza Onu sul clima di Parigi di fronte alla tendenza evidente al surriscaldamento. Nel 2015 i mesi di febbraio, marzo, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre e ottobre, hanno fatto registrare il record nella temperatura-media sulla superficie della terra e degli oceani, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre, che rileva le temperature sul pianeta, dal 1880.
Manca ancora il dato ufficiale mondiale di novembre che, tuttavia, negli Stati Uniti è stato il più bollente di sempre e quello di dicembre. Il 2015 molto probabilmente supererà quindi il 2014, che è stato fino ad ora in testa alla classifica degli anni con la temperatura più elevata davanti al 2010 che è seguito dal 2005 e dal 1998 e poi, a pari merito, dal 2013 e dal 2003 e a seguire il 2002, il 2006 e il 2009. La tendenza al cambiamento climatico è evidente anche in Italia dove ci sono le anomalie dell’autunno, facilmente percepibili in questi giorni dopo un’estate 2015, che si è classificata al terzo posto delle più calde di sempre.
Peraltro il 2014 è stato l’anno più caldo da quando esistono i rilevamenti climatici per l’Italia nel 1880, secondo le elaborazioni Coldiretti, su dati Isac Cnr. L’anno scorso si è registrata una temperatura superiore di 1,45 gradi rispetto alla media, ma che l’Italia abbia la febbre, è confermato dal fatto che anche nella Penisola ben 9 dei 10 anni più caldi, sono successivi al 2000. Dopo il 2014 ci sono il 2003, 2007, 2012, 2001, poi il 1994, 2009, 2011, 2000, 2008.
"Oggi il cambiamento climatico - ha dichiarato Maria Letizia Gardoni, Delegata Nazionale dei Giovani di Coldiretti - rappresenta il risultato sia di un'economia fondata su processi produttivi insostenibili dal punto di vista ambientale sia di una mancanza di coraggio da parte dei governi, che hanno temporeggiato venendo meno ad accordi di responsabilità. Il tema oggetto della Cop21, è di estrema urgenza e rappresenta una delle più grandi sfide da affrontare; la produzione di cibo, in tale contesto, diventa centrale ed è per questo che oggi la nuova agricoltura guidata soprattutto dai giovani, si fa pioniera di nuovi modelli di sviluppo che fanno della circolarità e della sostenibilità i principi cardine della crescita".