Il Made in Italy come risposta alla crisi economica e alla disoccupazione giovanile. Questa la strada individuata da Coldiretti Piemonte per uscire dal contesto occupazionale fortemente drammatico emerso nel recente rapporto ISTAT 2013.
L’analisi sull’occupazione in Piemonte ha evidenziato un netto peggioramento rispetto al 2012, laddove rispetto ai 187mila disoccupati c’è stato un aumento di 26mila unità, con una percentuale che passa dal 9,2 del 2012 al 10,6% del 2013.
I dati più preoccupanti riguardano in particolare i più giovani. In particolare non lavorerebbe il 40,2% dei ragazzi fra i 15 e i 24 anni, L’incremento di disoccupazione è avvertito soprattutto nelle province post - fordiste per eccellenza, come Torino, dove l’aumento si è attestato intorno all’1,6%. Altrettanto critica, tuttavia, resta la situazione di Novara e Asti, con un incremento del 2,1%.
Ad Alessandria, invece, la disoccupazione è cresciuta dell’1,5%. Più bassi, infine, i dati di Vercelli con lo 0,9%, Verbania con lo 0,4%, Biella con lo 0,6% e Cuneo con lo 0,8%.
Tuttavia, a fronte di un forte incremento della disoccupazione, la regione ha potuto registrare l’altrettanto costante crescita dell’agroalimentare, grazie soprattutto al contributo del Made in Italy, laddove i contratti di filiera hanno raggiunto oltre cento milioni di fatturato. Un dato incoraggiante, che conferma la possibilità di investire nella riconversione industriale sull’agroalimentare.
Un progetto che, secondo Coldiretti Piemonte, coinvolgerebbe più di mille aziende agricole e cooperative specializzate in diversi settori produttivi: dall’ortofrutticolo, al comparto vinicolo, all’allevamento di bovini. È inoltre in aumento anche il numero di iscrizioni alle scuole e alle facoltà di Agraria, in grado di offrire professionalità e sbocchi reali nel settore agricolo e agroalimentare.
Coldiretti Piemonte ha inoltre ricordato l’esistenza di altre iniziative in cantiere, come la fornitura di succhi per l’industria di trasformazione, e un progetto sul suino medio nel suinicolo.