8 Luglio 2017

Riso, è straniero un pacco su quattro. Bene il pressing sull’UE

Riso, un pacco su quattro venduto in Italia contiene prodotto non Made in Italy, dunque straniero e tutto questo all’insaputa dei consumatori. E' quindi molto importante il pressing sull’Unione Europea proprio a difesa del Made in Italy. E’ quanto si afferma nell’esprimere apprezzamento per la richiesta avanzata dal Governo italiano alla Commissione Europea, per l'applicazione urgente della clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia, l'autorizzazione a sperimentare in Italia l'introduzione dell'obbligo di indicazione dell'origine in etichetta per il riso e misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori e di rilancio di una coltura strategica per l'Unione.

Il nostro Paese è il primo produttore europeo di riso, coltivato su un territorio di 237.000 ettari da 4263 aziende, per una produzione di 1,58 miliardi di chili, con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali, ma la situazione sta precipitando. A rischio c’è il lavoro di oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori che sono impegnati nell’intera filiera. La produzione nazionale sarebbe più che sufficiente per coprire i consumi interni, ma si preferisce speculare sulle importazioni low cost ad alto rischio, che affossano le quotazioni del Made in Italy perché è possibile spacciare il riso straniero per italiano a causa della mancanza di un adeguato sistema di etichettatura. Secondo la consultazione on line promossa dal Ministero delle Politiche Agricole, ben l’81,5% degli italiani vuole conoscere in etichetta l’origine del riso che acquista ed occorre quindi accelerare la procedura, avviata con la formale notifica del decreto dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per il riso