8 Gennaio 2016

Pane nero, facciamo chiarezza

Per quanto riguarda il pane nero c'è la necessità di fare chiarezza sull’utilizzo diffuso di un colorante (E153) in apparente contrasto con la normativa che prevede espressamente che per il pane e i prodotti simili, l'uso di coloranti è vietato. E’ quanto si afferma in riferimento all’operazione del Corpo Forestale dello Stato che ha denunciato 12 panificatori che producevano e commercializzavano pane, focaccia e bruschette al carbone vegetale utilizzando il colorante E153, procedimento vietato anche negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration (FdA), di solito più aperta ad accettare margini di rischio. Il prodotto in questione, ha avuto in Italia una rapida diffusione tra fornai e ristoranti, per confezionare gli hamburger o addirittura fare la pizza o cornetti per colazione.

Il colore non dipende dunque dall’uso di farine integrali e nemmeno da coloranti naturali, come il nero di seppia, ma dal carbone vegetale che è una sostanza classificata come additivo.

In attesa dei chiarimenti sulla sicurezza alimentare, il nostro consiglio è quello di scegliere fra le centinaia di pani tradizionali naturali presenti lungo tutto lo stivale, tra i quali ben 5 sono stati addirittura riconosciuti dall’Unione Europea.

  • La Coppia Ferrarese
  • La Pagnotta del Dittaino
  • Il Pane Casareccio di Genzano
  • Il Pane di Altamura
  • Il Pane di Matera

sono i prodotti registrati e tutelati a livello comunitario, che hanno permesso all’Italia di conquistare il primato Europeo, ma sono centinaia le specialità tradizionali censite dalle diverse regioni.
Si va dal Pane Cafone della Campania, così chiamato perché con questo termine erano identificati i contadini al tempo dei Borboni, al Pan Rustegh della Lombardia che giustifica il vecchio detto pane di villano, rustico ma sano; dal Pan Ner della Val D'Aosta, ottenuto da un impasto di segale e frumento, alla Lingua di Suocera piemontese, nel cui nome è sin troppo evidente il riferimento (per la verità un po’ cattivello) alla lunghezza della lingua delle suocere.
Tra le novità più richieste c’è il pane realizzato con varietà di grano locali spesso di varietà salvate dall’estinzione, direttamente dai produttori agricoli e venduto nelle aziende o nei mercati di Campagna Amica.
Il consumo di pane degli italiani è sceso al minimo storico nel 2015 a circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona mentre nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, si mangiavano ben 1,1 Kg di pane a persona al giorno. Da allora si è verificato un profondo cambiamento degli equilibri nutrizionali della dieta con un progressivo contenimento dei consumi di pane, che nei tempi recenti sono scesi nel 1980 intorno agli 230 gr. a testa al giorno, nel 1990 a 197 gr., nel 2000 a 180 gr., nel 2010 a 120 gr. e nel 2012 a 106 gr.
Ad essere preferito è il pane artigianale, che rappresenta l’88% del mercato con un consumo in costante calo, mentre cresce negli ultimi anni la domanda dei prodotti i sostitutivi del pane come crackers, grissini e pani speciali.