30 Gennaio 2015

Ogm: nel 2014 flop semine biotech in Europa

Nel 2014 sono calati del 3% i terreni seminati con organismi geneticamente modificati (ogm) in Europa, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse. Dall’analisi del rapporto annuale 2014 dell’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA) emerge che la superficie riservata agli ogm in Europa si è ridotta ad appena 143.016 ettari di mais Bt, coltivati in soli 5 Paesi che fanno parte dell’Unione. Peraltro ben il 92% di mais biotech europeo è coltivato in Spagna, dove ne sono stati seminati 131.538 ettari, mentre le superfici residuali si dividono tra Portogallo, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.

Si tratta di una tendenza che conferma la positiva decisione di mantenere l’Italia libera dagli ogm, sancita dalla recente firma da parte del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e di quello dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Il decreto ha reso possibile la proroga, per un periodo di ulteriori 18 mesi dalla sua entrata in vigore, del divieto già emanato con il precedente decreto interministeriale del 12 luglio 2013 riguardo alla proibizione di coltivazioni di mais ogm MON810 nel Bel Paese.

Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha affermato che si tratta di “un’esigenza in attesa del via libera finale alla direttiva Europea, che consentirà ai Paesi membri dell'Ue di limitare o proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati (ogm) sul territorio nazionale, anche se questi sono autorizzati a livello europeo. Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati (ogm) in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico del Made in Italy”.
Complessivamente sono stati appena 28 i Paesi che nel mondo hanno coltivato biotech nel 2014, per un totale di 181 milioni di ettari concentrati soprattutto negli Stati Uniti (73.1 milioni di ettari), in Brasile (42,2 milioni), Argentina (24,3 milioni), India (11.6 milioni), Canada (11,6 milioni) e Cina (3,6 milioni), con un boom che coinvolge anche i Paesi di via di Sviluppo sotto il pressing delle multinazionali.