Flop OGM con i terreni seminati con organismi geneticamente modificati (OGM) in Europa che sono crollati del 18% nel 2015, che per la prima volta fa registrare anche un'inversione di tendenza a livello mondiale con 1,8 milioni di ettari coltivati in meno, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse miracolistiche. Dall’analisi del rapporto annuale dell’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA) emerge che la superficie OGM in Europa nel 2015 si è ridotta ad appena 116.870 ettari di mais geneticamente modificato, coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione. Peraltro ben il 92% di mais biotech europeo è coltivato in Spagna, dove sono stati seminati 107.749 ettari (-21%), mentre le superfici coltivate sono residuali in Portogallo, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Si tratta di una tendenza che conferma la giusta decisione dell’Italia, che ha notificato alla Commissione Europea nel 2015 la richiesta di vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio assieme ad altri 18 Stati (Austria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Slovenia e Ungheria, mentre la Gran Bretagna ha presentato domanda per Scozia, Galles e Irlanda del nord e il Belgio per la Vallonia). La richiesta di esclusione di tutto il territorio italiano dalla coltivazione degli OGM autorizzati a livello europeo trova d’accordo quasi 8 cittadini su 10 (76%) che si oppongono oggi al biotech nei campi.
“Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico del Made in Italy”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. L’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa, con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a km 0 che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare OGM come avviene in 23 Paesi sui 28 dell’Unione Europea. Maria Letizia Gardoni, delegato nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, ha inoltre precisato che "i giovani agricoltori italiani stanno interpretando un modello di agricoltura veramente innovativo, che si fonda su un approccio in grado di coniugare tecnologie, idee e conoscenze per far fronte a bisogni tradizionali e moderni, che ha scelto di ritenere gli OGM un falso mito che ogni giorno conferma questa sua caratteristica."
A livello globale, nel 2015 sono stati coltivati 179,7 milioni di ettari di colture biotech, con uno storico decremento di 1,8 milioni di ettari rispetto ai 181,5 milioni nel 2014, a causa dei prezzi bassi. Gli Stati Uniti continuano a guidare la produzione biotech con 70,9 milioni di ettari (39% del totale), con un decremento di 2.2 milioni di ettari rispetto al 2014. Il Brasile si conferma al secondo posto con 44,2 milioni di ettari (25% del totale) con un incremento di 2 milioni di ettari rispetto al 2014. Al terzo posto si trova l’Argentina con 24,5 milioni di ettari, poi l’India con 11,6 milioni di ettari e il Canada con 11 milioni di ettari (circa -5% rispetto al 2014). Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sui vantaggi economici, cresce lo scetticismo degli agricoltori e dei consumatori, anche perché gli OGM in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili.